VENTI ANNI FA LA STRAGE CHE SCONVOLSE IL CUORE DEL MONDO
Quell’evento doloroso ha innescato rapidi cambiamenti e vincola tutti ad un orizzonte di presente, con una pandemia che poco o nulla regala a prospettive di medio-lungo termine.
Un Boeing 767 dell’American Airlines, dirottato da terroristiislamici di Al Qaeda, alle 8.46 dell’11 settembre 2001 si schiantòcontro la torre Nord delle Twin Towers di New York; alle 9.03 un secondo Boeing 767, dell’United Airlines, esplose contro la torre Sud del complesso del Wtc. A Washington, alle 9.37 un terzo aereo, un Boeing 757 dell’American Airlines si infransè contro il Pentagono. Indicativamente alla stessa ora, un altro Boeing 757 dell’United Airlines, diretto forse contro la Casa Bianca o il Campidoglio, si schiantò nelle campagne di Shanksville, in Pennsylvania.
È la cronologia per ricordare la data del più grande attentato nella storia degli Stati Uniti con quasi tre mila morti. Era dal 1815 chel’America non riceveva un attacco sul proprio territorio e fu forse dai tempi di Pearl Harbour che il Paese non si sentì cosìvulnerabile.
Da maggio a settembre 2021, come annunciato ad aprile scorso dal presidente Usa, Joe gli oltre 7 mila soldati della coalizione hanno lasciato il suolo afghano, a 20 anni dall’attacco alle Torri gemelle e a 10 dall’uccisione, in Pakistan, di Osama Bin Laden.
Ma l‘11 settembre 2001 resta sempre la data che ha cambiato la storia recente, e da quel giorno, la vita non è stata più la stessa, per gli occidentali, per gli europei, per gli italiani.
Un ‘cloud’ di paure con Internet divenuto protagonista degli ultimi 20 anni: nel 2001 la rete era ancora relativamente poco diffusa, e la televisione era ancora il medium di riferimento e di condivisione principale – mentre oggi informazioni e opinioni passano dai social network rese chiare e dirette ma al tempo stesso confuse ed aleatorie. La bolla mediatica che distorce la realtà e fa spesso credere di vivere nel “mondo libero” quello dalla parte giusta della storia, venti anni fa si è dissolta.
Quell’evento doloroso ha innescato rapidi cambiamenti e vincola tutti ad un orizzonte di presente, con una pandemia che poco o nulla regala a prospettive di medio-lungo termine. Stagione storica di transizione per la ridefinizione di ruoli e gerarchie di potere nei nuovi equilibri geopolitici del XXI secolo.
Venti anni dopo l’11 settembre il risultato qualunque sia la chiave di lettura, ha determinato la graduale chiusura degli europei verso l’esterno ed un ritorno ad un sistema ed una società medievale stratificata e divisa in classi rigorosamente separate tra loro, con la strategia dell’esportazione della democrazia rivelatasi un insuccesso.
L’ordine internazionale che su ispirazione dalla superpotenza americana all’indomani della guerra fredda, si era costruito sulla promessa democratica, non ha superato la prova della reazione agli attentati alle Torri Gemelle e della war on terror, segnandone probabilmente il fallimento definitivo. Alla fine di questo ventennio, le organizzazioni internazionali, hanno visto la propria credibilità e i limiti della propria azione notevolmente ridotte dallo stallo dovuto a uno scontro tra crescente “sfiducia” americana e nuove richieste degli emergenti di avere una sempre maggiore voce nella gestione delle questioni globali.
Dagli attacchi dell’11 settembre la storia ha preso un altro corso: dalle guerre in medio oriente al mutato concetto di privacy e di sicurezza, dai disorientamenti politici al problema dell’immigrazione e su tutto il ruolo sempre più decisivo delle nuove tecnologie.
Tutto questo in un clima nebuloso di paura sempre più crescente e relativa all’immigrazione e all’islamofobia, che aveva portato all’ascesa di Donald Trump
A distanza di due decenni è possibile riflettere sulle conseguenze sull’ordine mondiale pensato a Washington , quello che gli analisti chiamano “Washington Consensus”, sugli equilibri economici, sule nuove leadership .
Ci sarà certo bisogno di più cooperazione internazionale tra Stati e culture diverse, ma anche e soprattutto tra gli Stati Uniti e l’Europa, ovvero tra i due centri della democratizzazione mondiale. Ma anche con la Russia specie per gli Europei. E ciò deve avvenire in politica, economia, cultura, religione per una“disperazione risolvibile… come realismo che accompagna impossibilità”.