Tra comico e drammatico, “Donna Sarina contro i crackers” ed il suo giornalismo al femminile.
La mascolizzazione della società, la tecnologia che disumanizza, i selfie con il sedere all’aria e le labbra rifatte, una brillante Rosaria Brancato e lo spaccato di una società “inopportuna”, sul palco della Sala Laudamo.
È una denuncia contro le condizioni di svantaggio in cui vive la donna a 360 gradi. È una profonda riflessione sul mondo al contrario che stiamo vivendo in cui la tecnologia ci ha disumanizzato. È una riflessione sui paradossi che contiene una società sempre più maschilista e su una politica che assegna alle donne ruoli marginali come l’ assessorato alle pari opportunità.
In “Donna Sarina contro i crackers” in scena ieri alla Sala Laudamo (regia Vincenzo Tripodo, produzione Arb) il Covid diventa nel racconto del “One woman show” l’ amplificatore della denuncia di un processo di mascolinizzazione della società dove quel temporaneo smart working del periodo Covid è diventato per la donna definitivo.
Così, da casa, la donna impiegata svolge due lavori trasformandosi in una misconosciuta wonder woman. E passa dalla scopa elettrica al computer.
Dal palco, durante una performance brillante, a tratti comica ma sostanzialmente drammatica, Rosaria Brancato fa la giornalista, il suo mestiere.
Snocciola numeri impietosi. Delle decine di migliaia di assunzioni avvenute dopo il Covid poche riguardano le donne. La gravidanza diventa una difficoltà, peggio di un Durc negativo. Abortire nonostante le conquiste e le lotte di piazza diventa difficilissimo. A Messina un solo ginecologo non è obiettore di coscienza.
Infine una sferzata alle donne: mettete da parte i selfie con le labbra rifatte o il sedere all’ aria in evidenza e rialzatevi. L’ appello ha dimostrato Rosaria può partire anche da un palco, da Donna Sarina. Casalinga impiegata per condanna sociale.