Sotto l’albero pentoline e fornellini. Come cambiano i desideri dei piccoli nell’era degli junior chef
Tra i regali di Natale più richiesti dai bambini, questa volta, c’erano anche libri di ricette e robot da cucina. Un riscontro anomalo, ma che è logica conseguenza di una tendenza che si sta sempre più affermando negli ultimi anni e che ha trovato nei periodi di lockdown un’ulteriore spinta. Bimbi chef, pronti a impastare, mescolare, sperimentare. Croce e delizia dei genitori, che da un lato sono costretti a sorvegliarli davanti ai fornelli, mentre dall’altro possono a volte ritrovare in tavola graditissime sorprese.
In fondo, l’amore dei più piccoli per la cucina non è una novità assoluta, ma di solito si esprimeva sotto forma di simulazione ed imitazione. Con i loro fornellini giocattoli, magari, figli e nipoti stavano dietro a mamma e papà, o ai nonni, impegnati ai fornelli reali. La svolta – facile ipotizzarlo – è arrivata dalla tv e dai social. I cooking show, esaurita una prima fase in cui hanno sfruttato l’effetto novità, sono andati sempre più alla ricerca di varianti sul tema ed hanno trovato proprio nei bambini un terreno fertile per costruire altri format.
Master Chef Junior, ma anche Junior Bake Off, appositi spazi ricavati nelle trasmissioni “per i grandi” e decine di tutorial sui social più popolari. E, ancora, nei vari territori si sono moltiplicati vere e proprie baby chef accademy e corsi aperti solo ad under 14.
A ben guardare, l’inserimento nei percorsi educativi – come ci insegnao i pedagogisti – di pratiche che richiamano attività tipiche della sfera adulta è prassi consolidata nelle varie epoche. Si pensi, ad esempio, a quanti bimbi fin da piccolissimi sono stati instradati verso la musica, con lezioni di strumento o di canto. Negli Anni ’70, poi, fiorivano i corsi di educazione artistica destinati al target dei giovanissimi. D’altronde, la curiosità nello scoprire il mondo che manifestano i bambini, unita alla loro voglia di manualità, è una risorsa che ha soltanto bisogno di essere adeguatamente incanalata.
Ovviamente, specie in epoca contemporanea, tutto ciò viene spostato su una dimensione commerciale, ma non è certo una sorpresa. Piuttosto, ciò che appare interessante è come questa “moda” contribuisca a migliorare il rapporto tra le nuove generazioni e il cibo. Un elemento assai importante se si pensa a quanto delicata sia questa tematica e a quali risvolti l’educazione alimentare possa avere sul fronte della salute pubblica.
Gli studi in tal senso restituiscono risultati interessanti. Il cibo confezionato, il junk food, le “delizie” sintetiche perdono popolarità nel mercato dei giovanissimi. Si assiste parallelamente ad una riscoperta di frutta e verdura, di cibi della tradizione e anche di abitudini “esotiche”. Per carità, nell’universo valoriale giovanile non scompaiono certo i fast food, ma le usanze dei più piccoli a tavola si stanno modificando. Chiaramente, la passione per i fornelli per molti è destinata è destinata ad esaurirsi nel corso della crescita, non tutti poi da grandi diventeranno raffinati gourmet. Ben venga, tuttavia, la consapevolezza anche tra bambini e ragazzi di quanto importante sia la tipologia e la qualità del cibo.