Siamo e saremo sempre più sommersi dall’intelligenza artificiale, ma la vita vera è fuori.
La tecnologia trasforma la società nel suo profondo sovvertendo il rapporto tra “dentro e fuori”. Ultimamente ad attirare l’attenzione è il Metaverso. Un universo nuovo in cui è difficile distinguere la dimensione reale e quella virtuale. In arrivo “Ameca” l’umanoide più avanzato, finora realizzato, perfetto al punto tale da essere considerato “spaventoso”.
Ormai è certo che la rivoluzione che è avvenuta non riguarda solo l’impatto sulle comunicazioni, l’evoluzione del linguaggio e l’impatto sulle relazioni.
È qualcosa di più, di più complesso, è il modo in cui la tecnologia sta trasformando la società nel suo profondo. Infatti, “la tecnologia digitale sta trasformando il comportamento delle persone e impone nuove regole sociali” (Giddens, Sutton, 2013).
I social media hanno cambiato le nostre vite e anche la nostra idea di tempo e di spazio. Non c’è più tempo per guardarsi negli occhi, la connettività perenne prolunga il tempo lavorativo ben oltre i suoi limiti con il duplice risultato di produrre una ferializzazione indiscriminata anche del tempo festivo e una colonizzazione anche di quei non-tempi che si sottraevano all’agire.
Si è sovvertito il rapporto tra dentro e fuori. La comunicazione mediata pare più facile, veloce, diretta e la relazione diventa sempre più spesso superficiale. La costruzione delle relazioni è stata sopraffatta dalla ricerca ossessiva di connessione e il risultato è un’estroflessione generalizzata di aspetti personali.
Nuove definizioni emergono ogni giorno per catalogare fenomeni, comportamenti, devianze che stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nel nostro modo di utilizzare le reti social.
Ultimamente ad attirare l’attenzione è il Metaverso. Un universo nuovo in cui è difficile distinguere la dimensione reale e quella virtuale. A lanciare il Metaverso è stato Mark Zuckerberg, proprietario della holding che comprende le piattaforme più famose del mondo: Instagram, Whatsapp e Messenger.
La realtà virtuale ha modificato il nostro stile di vita e abitare mondi virtuali ci induce ad essere sempre più soli. Il sociologo Bauman ha parlato molto spesso della società liquida e la tecnologia ha avuto un ruolo nel creare “liquidità”, generando la categoria delle persone “tecno liquide”. Tutti vivono realtà parallele e virtuali, sfruttando anche profili falsi sui social, e dipendono quotidianamente dagli strumenti tecnologici.
Certamente, a far riflettere non è solo la presenza del Metaverso ma anche l’intelligenza artificiale. Oggigiorno, l’intelligenza artificiale è molto presente nelle nostre vite e in diversi settori è diventata indispensabile.
Non possiamo fare a meno di alcune nuove “amiche” come “Alexa” l’assistente intelligente che, tramite Amazon Echo, permette all’utente di controllare con la voce una molteplicità di oggetti, servizi, contenuti e quant’altro.
Non possiamo non menzionare “Siri” l’assistente virtuale sviluppato da Apple. Quando guidiamo o non abbiamo tempo possiamo chiedere a Siri di fare una telefonata o mandare un messaggio al posto nostro.
Siri può leggerci i messaggi in arrivo e può darci dei suggerimenti per restare in contatto con chi vogliamo senza perdere tempo: così avvisiamo chi ci attende se siamo in ritardo ad un appuntamento.
Ma non è tutto: la società britannica Engineered Arts ha creato “Ameca”, un robot umanoide. I suoi sviluppatori hanno dichiarato che: “Ameca è l’umanoide più avanzato finora realizzato”. Perfetto al punto tale da essere considerato “spaventoso”. I filmati lo dimostrano ed evidenziano la sua precisione.
Ci sono i primi robot viventi chiamati Xenobot, perché sono realizzati con le cellule della rana Xenopus, in grado di riprodursi. La Cina, e in particolare a Shanghai, possiede il primo magistrato-robot.
In questi giorni sta facendo molto discutere la nuova frontiera dell’ intelligenza artificiale. Un articolo, pubblicato dal portale Wired, riporta una singolare notizia. Il creativo DriesDepoorter ha dato vita ad una particolare intelligenza artificiale che riesce a trovare il luogo e il momento in cui una foto Instagram è stata scattata con l’ausilio dei feed in streaming delle webcam pubbliche che trasmettono le dirette sul web. Il progetto si chiama “The Follower”, poiché fa riferimento non solo ai follower presenti su Instagram, ma all’abilità di attenzionare la tracce lasciate sul web.
Un giorno, Dries stava guardando il panorama da una webcam pubblica e ha iniziato ad osservare i movimenti di una persona che continuava a fotografarsi, indubbiamente per cercare lo scatto migliore da postare su Instagram. In quel momento, ha capito che doveva creare un sistema capace di analizzare le foto su Instagram taggate in un determinato luogo, sovrapponendo i dati con i feed delle webcam pubbliche. Il suo progetto “The Follower” utilizza i dati pubblici diffusi da utenti molto famosi (almeno 100.000 followers).
Dries, qualche tempo, fa ha realizzato anche un sistema che prende il nome di “The Flemish Srollers” che controlla il livello di distrazione dei politici belgi durante i lavori in parlamento che vengono trasmessi in streaming. L’intelligenza artificiale trova il politico e comunica quanto tempo ha trascorso fissando il cellulare.
Inoltre, ha inventato l’app “Die with me” (muori con me) per “chattare nel momento in cui il livello di batteria scende sotto il 5%”. Originale è anche l’orologio “Shortlife” che segnala in percentuale la “quantità di vita già spesa e vissuta”, richiamando il pensiero del grande filosofo Seneca: “In realtà non è vero che di tempo ne abbiamo poco, piuttosto ne sprechiamo tanto”.
Questa rivoluzione ci dice molto sulla strada che abbiamo iniziato a percorrere in termini di “profilazione”, di “controllocrazia”, come ci suggerisce Erin Sadin, e di “sorveglianza”.
L’era dell’intelligenza artificiale ha annullato le definizioni che valevano fino a poco tempo fa, la separazione tra reale e virtuale, categorie che non esistono più con la sempre più massiccia digitalizzazione dei processi. Non si tratta più solo di una fusione tra parola, testo e immagine.
Siamo andati oltre: dalla spontaneità e immediatezza della comunicazione vis-à-vis, che metteva in gioco l’intero individuo con il suo corredo di elementi di comunicazione non verbale e linguaggio del corpo, siamo passati al corpo che diventa oggetto e strumento per la rappresentazione di un discorso che, nell’intento di chi lo produce, vuole essere un messaggio di cui si ha un controllo totale.
Il problema è proteggere le nuove generazioni e salvaguardare noi stessi dal controllo dei grandi colossi della comunicazione.
Sembra tutto molto bello, ma quale posto stiamo riservando ai sentimenti e alle emozioni? Dovremmo seguire il consiglio di Osho, mistico e maestro spirituale indiano: “La vita ha valore grazie ai sentimenti, alle emozioni, al pianto, alla risata, alle lacrime e ai sorrisi. La vita ha valore a causa di tutte queste cose, che sono la gloria della vita”.
La tecnologia ci regala un mondo sempre più all’avanguardia e se gestita in modo corretto dà risultati grandiosi. Basta usarla e non farsi usare. Tocca a noi a dover capire che la vita vera va vissuta fuori da uno schermo, fuori dal Metaverso e senza il controllo dell’intelligenza artificiale.