Sessanta anno fa a Messina il varo della “Vulcanello” assaltata dai terroristi di Abu Nidal.
Un violento “arrembaggio” con il lancio di granate e scariche di mitra che trentaquattro anni fa causò la morte di dieci persone e il ferimento di ottanta passeggeri. La nave venne realizzata nei Cantieri Cassaro, tra gli ultimi custodi della tradizione navale della città dello Stretto
L’undici luglio 1988, in Grecia, un commando appartenente alla radicale fazione palestinese di Abu Nidal, assaliva la nave “Città di Poros” in navigazione nello Stretto di Salonicco. Un violento “arrembaggio” con il lancio di granate e scariche di mitra che trentaquattro anni fa causò la morte di dieci persone e il ferimento di ottanta passeggeri.
Una ricorrenza di drammatici eventi terroristici che apparentemente non interesserebbero Messina se non si ricordasse che sessanta anni fa quella stessa nave, con il nome Vulcanello, era stata realizzata nei Cantieri Cassaro, tra gli ultimi custodi della tradizione navale della città dello Stretto. Impostata nel 1962 su progetto della “Techint” di Genova degli ingegneri Averame e De Ferrari, fu varata il 17 luglio 1962 e consegnata alla Navisarma, la Compagnia Siciliana Marittima di Messina, costituita il 25 maggio 1953 per iniziativa di Ignazio Cirrincione ed Emanuele Maiolino.
La motonave iscritta al Compartimento di Messina al numero 120, con la gemella Basiluzzo, veniva impiegata sulle rotte da Messina, Milazzo Isole arricchendo la flotta dei “vaporetti”, come si definivano allora, per collegare l’arcipelago eoliano alla Sicilia, garantendo la mobilità degli isolani, specie d’inverno, e soprattutto consentendo quel crescente flusso di turisti, in anni di sviluppo dell’attrattiva delle Eolie.
La Vulcanello poteva imbarcare 700 passeggeri di ponte, 200 in prima classe e 500 in turistica, di cui 16 in cabine doppie, 450 in posti a sedere e altri 250 nelle zone libere sui ponti. Aveva una lunghezza di 62 metri, larga 9,82 metri , con un’altezza al ponte di coperta di 4,32 metri ed una stazza lorda di 762,81 tonnellate e una stiva di 160 metri cubi di volume . Secondo le norme di allora era dotata di due imbarcazioni di salvataggio per 72 posti ed abilitata alla navigazione entro 20 miglia dalla costa Mediterranea. Disponeva di un ponte passeggiata molto ampio al di sopra del quale vi era il ponte di Comando con la timoneria, la sala nautica, e gli alloggi del comandante e del primo ufficiale. L’apparato motore era costituito da due motori diesel CNR -B&W di Ancona tipo 5.28VBF50 a due tempi 5 cilindri sovralinetati diametro mm 280 corsa mm 500 della potenza complessiva di 1730 che consentivano alla nave una velocità di esercizio di 16 nodi. Il salone della classe turistica era stato progettato per 136 posti-passeggeri; quello di prima classe aveva invece 29 posti ed utilizzato anche come mensa passeggeri, la peculiarità di quelle navi era infatti il servizio a bordo, molto attento e curato sia nel servizio reso dal personale di bordo che per le attrezzature. Il tovagliato era ad esempio molto ricercato, le posatein argentone e come piatti e bicchieri tutti marchiati con il logo CSM della società armatrice. Dal primo gennaio 1974 passò alla Si.Re.Na iscritta al compartimento di Palermo al n 998 e due anni dopo passò alla neonata Si.Re.Mar di Palermo.
Nel 1983 con l’entrata in esercizio del traghetto Caravaggio è stata venduta alla Compagnia Greca Afea Maritime Company di Atene prendendo il nome di “City of Poros”. La sua attività si espletava con crociere giornaliere nelle Cicladi per Hydra, Poros e Egina dal porto ateniese di Flisvos Marina, garantendo fino al 1997, tali collegamenti con scopi prevalentemente turistici, nelle isolette greche, perseguiti anche dopo i lavori di riparazione per i danni dell’attentato del 1988. Successivamente la nave fu acquisita dalla Pentanisos Shipping Ltd, Majuro MH, Marshall Islands ed assunse il nome di Ifigenia Anna II quasi a rievocare antichi sacrifici, per continuare la sua vita di nave passeggeri, sino al novembre 2007, e poi concludersi con la sua demolizione nel 2008. Voci di fonte greca, non accertabili, la dettero in esercizio per qualche mese ancora, nella zona ellenica di Eleusi, con l’appellativo di Daphne, nome che la mitologia tradizionalmente connette all’alloro, quasi inconsciamente a volere onorare quelle vittime di trentaquattro anni fa e la “storia” di una nave la cui avventura in mare si avviò sessanta anni fa a Messina.
L’indagine delle autorità elleniche indicò sia l’organizzazione Abu Nidal attiva nel 1970-80, che ne rivendicò la paternità dell’attacco, ed i loro presunti sponsor libici. Il tribunale di Parigi che gestì il caso perché tre delle vittime dell’atto terroristico erano cittadini francesi, nel 2012, condannò in contumacia i tre membri del gruppo radicale palestinese, Adnan Sojod, Samir Khaidir e Abdul Hamid Amoud a 30 anni di carcere. Di loro non si ebbero mai notizie sulla loro esistenza in vita.
L’attentato alla City of Porros, era stato preceduto dall’atto di pirateria avvenuto nell’ottobre 1985durante la navigazione tra Alessandria e Porto Said, della nave da crociera italiana “Achille Lauro”, sempre ad opera di terroristi palestinesi del famigerato commando di Abu Nidal.