Se il virus Covid 19 uccide la grammatica e l’ortografia
Potremmo esordire così: chi di hashtag ferisce di hashtag perisce.
Durante questo periodo difficile per tutti, dovuto alla pandemia covid19, gli italiani si sono riscoperti ancora più amanti dei social e pronti a lanciare continui hashtag, intrisi di speranza e buoni propositi.
Uno di questi è: “Ce la faremo”.
Potrebbe sembrare un bel modo per esorcizzare la paura non fosse altro perché ci stiamo rendendo conto di come buona parte di noi non sappia come si scriva “Ce la faremo”.
In un’era dove l’informatica la fa da padrone, e l’inglese dovrebbe essere diventato il nostro “pane quotidiano”, un’ampia parte della popolazione per amore di hashtag ignora le basi della grammatica e dell’ortografia. Mi sono imbattuto in diversi strafalcioni tali da far ribaltare Ferdinand de Saussure nella tomba, ma in particolare voglio elencarvi almeno cinque casi di errori tipici della frase “Ce la faremo”:
- C’è la faremo = “La Faremo” è qui con noi…!
- Ce l’ha faremo = “Faremo” possiede qualcosa, ma che cosa? Non è dato saperlo…
- Ce la fa remo = Riuscirà il nostro eroe Remo a fare qualcosa? Ma poi che cosa deve fare Remo? E chi può saperlo … !
- Cela faremo = e si potrebbe interpretare in due modi: chi nasconde “Faremo”?, bisogna chiamare la trasmissione “Chi l’ha visto?…” oppure nella peggiore delle ipotesi “Faremo” cela qualcosa? ma a quel punto tutti vogliamo sapere che cosa cela “Faremo”…
- C’è l’ha faremo = “Faremo” non solo è presente, ma possiede pure qualcosa… questa è per chi ama la regola:“Melius est abundare quam deficere”
La personificazione di un tale signor Faremo ci fa sorridere, ma si tratta di un sorriso amaro di pirandelliana memoria. Se non volete rischiare di essere derisi dovete scrivere “ce la faremo”
Voglio ricordare Tullio De Mauro, poiché è utile sottolineare la dimensione sociologica dei suoi studi di linguistica.
Il professor De Mauro, compianto intellettuale che è stato anche ministro della Repubblica, ha mostrato un interesse radicale per l’impatto sociale, per gli effetti individuali e collettivi che un certo livello di conoscenza diffusa della lingua italiana esercita sulla popolazione e sulle dinamiche sociali.
Cos’è la sociologia se non, metaforicamente, la grammatica della società? Diverse analisi sociologiche hanno evidenziato i tanti errori commessi dai nostri connazionali, dimostrando di avere seri problemi con la grammatica, con errori che vanno dalla punteggiatura, all’apostrofo, all’uso del congiuntivo, qual è, purtroppo, avvolte e tantissimi altri.
Dati preoccupanti che rappresentano lo specchio di una situazione ben più grave che si può risolvere solo attraverso la cultura e uno studio approfondito e, di certo, non superficiale della nostra lingua.
Proprio per questo motivo, “il sociologo” e linguista De Mauro ha cercato di evidenziare come la lingua sia un sistema di norme il cui possesso rende uguali e consapevoli. Senza queste competenze, affermava De Mauro: “Ci si chiude nel proprio particolare, si sopravvive più che vivere […] in queste condizioni rischiamo di diventare, come diceva Leonardo da Vinci, transito di cibo più che di conoscenze, idee, sentimenti di partecipazione ideale.”
Ce la faremo a salvare, o meglio a salvaguardare, la lingua italiana? Speriamo di si, se sopravviveremo al Covid.