“Sani, gustosi e sostenibili” incontro dell’Accademia della Cucina sul Pescestocco e Baccalà.

Il baccalà e lo stoccafisso traduzione del nordico “stockfish”, che significa “pesce bastone” per la sua rigidità, vantano una storia antichissima e millenaria e le rotte commerciali basate sullo stoccafisso scandinavo, furono inaugurate dal mercante Pietro Querini nel XV secolo e convergenti sulla città di Venezia.
Con il tema “Lo stoccafisso sale in collina per incontrare il baccalà”, l’Accademia italiana della cucina, Istituzione Culturale della Repubblica Italiana, con le Delegazioni di Caltagirone, Messina, Reggio Calabria e Gioia Tauro – Piana degli Ulivi, ha promosso il 29 marzo, un appuntamento di studi a Villa D’Andrea, nel territorio calatino.
L’incontro nel presupposto che il consumatore italiano riconosce i due prodotti ittici norvegesi come “sani, gustosi e sostenibili”, soprattutto in Sicilia e Calabria, ha approfondito i fattori che caratterizzano le due diverse cucine regionali: tradizione e cultura dello stoccafisso, insieme ai benefici per la salute e all’inconfondibile gusto.
L’incontro è stato aperto dal sindaco di Caltagirone, Fabio Roccuzzo che ha sottolineato la valenza culturale dell’iniziativa e dalla relazione introduttiva di Maurizio Pedi, Delegato di Caltagirone, Le rotte del Baccalà.
Attilio Borda Bossana, Delegato di Messina e membro del Centro Studi F. Marenghi, ha relazionato su Lo stoccafisso dai mari del nord allo Stretto di Messina; Giuseppe Alvaro e Antonio Lupini, delegato e segretario della Delegazione di Reggio, hanno parlato dell’anabasi del pesce stocco in Aspromonte, mentre il Delegato di Gioia Tauro, Ettore Tigani ha evidenziato le infinite declinazioni che questo pesce, come stoccafisso, essiccato al vento, e come baccalà, conservato sotto sale, ha conosciuto nella storia della gastronomia italiana.
L’importazione di questi prodotti, è talmente radicata nel messinese e in alcune zone del reggino come Mammola e Cittanova, da aver dato vita a piatti di consolidata tradizione anche attraverso la fusione con ingredienti locali.
A conclusione dell’assise di studi, si è tenuta la degustazione di pietanze di stoccafisso dello Stretto e ricette di baccalà proposte dallo Chef executive Enzo Cannatà dell’Accademia dello stoccafisso di Calabria e dallo chef Alessandro Prezzavento di Villa D’Andrea.
L’incontro di Caltagirone è stato preceduto per la Delegazione Aic di Messina, da un omaggio gastronomico alle preparazioni messinesi dello «stocco», con la visita della trattoria Don Nino di viale Europa, che ha meritato l’attenzione “accademica” per avere custodito nell’arco di trentacinque anni, le tradizionali ricette. Ad illustrare la filosofia gastronomica della serata è stato Dino Verso, rappresentante di diversi produttori in Norvegia, Islanda e Portogallo che grazie a Norwegian Seafood Council che rappresenta il marchio d’origine Seafood from Norway, ha consegnato agli accademici il volume Skrei della fotoreporter milanese Valentina Tamborra, con le immagini della particolare relazione fra l’Italia e la Norvegia, consolidata dalla pesca del merluzzo
Il baccalà e lo stoccafisso traduzione del nordico “stockfish”, che significa “pesce bastone” per la sua rigidità, vantano una storia antichissima e millenaria e le rotte commerciali basate sullo stoccafisso scandinavo, furono inaugurate dal mercante Pietro Querini nel XV secolo e convergenti sulla città di Venezia.
A Messina, città in cui, ancora oggi, la ricerca di un idem sentire è sempre viva, la “ghiotta di pesce stocco”, assurge a protagonista, sicuramente tra i più raccontati della tradizione culinaria messinese, e che ha finito per rappresentare un “simbolo di appartenenza”.