Ristorazione nel caos, il Coronavirus collassa il sistema economico
L’intervista a Cesare Battisti, segretario generale degli Ambasciatori Del Gusto.
In questo periodo di allarmismo generale, l’impianto produttivo italiano si ammala ulteriormente, perde energia e purtroppo le proiezioni future non sono delle più rosee. Secondo una ricerca*, se l’emergenza non dovesse rientrare nel breve periodo, in Italia ci sarà un’azienda su 10 a rischio fallimento. La flessione per l’intera economia è stata valutata tra un -1% a un -3%. La stima considera l’impatto della diffusione del virus nel sistema economico delle diverse Regioni italiane e nei loro diversi comparti economici, con effetti immediati e di più lunga durata. A pesare ancora di più su queste proiezioni è il fatto che Lombardia e Veneto (le due Regioni dove maggiori sono stati i casi di contagio e dove sono state prese le più drastiche le misure di contenimento) contano da sole per il 31% del PIL italiano.
In una situazione così allarmante, il settore della ristorazione e dell’accoglienza è quello tra i più colpiti dalla paura del contagio, con naturali conseguenze professionali ed economiche negative.
Abbiamo chiesto il parere di Cesare Battisti, Segretario Generale dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto e ristoratore meneghino.
* Agenzia di rating Cerved Rating Agency, nello studio Impact of the Coronavirus on the italian non-financial corporates.
Pensi che l’allarme Coronavirus sia stato gestito nel modo giusto?
Il dilagare dell’infezione da Coronavirus è stato a mio avviso gestito, sino ad oggi, in modo serio e opportuno da un punto di vista medico ma esasperato e strumentalizzato, al limite dello sciacallaggio, da alcuni quotidiani e media, creando allarmismo ingiustificato, incontrollato, trasformatosi ora in fobia. Tra l’altro, la gestione “federalista” delle Regioni ha portato a misure preventive, sanitarie e non, talmente differenti sul territorio (tra cui chiusure di esercizi pubblici non coerenti – ad es. a Milano di Cinema e Teatri, ma non dei Centri commerciali) – creando grande caos e ghettizzazione. Si pensi alle ordinanze di alcuni sindaci che vietano l’ingresso non solo ai residenti delle zone rosse ma anche a tutti i residenti delle Regioni interessate in questi giorni (Lombardia, Veneto) e obbligano i loro concittadini ad una quarantena obbligatoria nel caso abbiamo messo piede in tali territori. Insostenibile.
Cosa avrebbero potuto fare le Istituzioni per evitare il collasso di tutto l’indotto economico?
La politica superficiale e gridata in modo sguaiato non porta mai a soluzioni. I tempi in cui era garbata e seria sono finiti, per cui queste sono le conseguenze.Basta guardare come stanno reagendo il Nord Europa e la Gran Bretagna dove l’emergenza c’è ma regna la compostezza e in questo modo non si hanno schegge impazzite, sia nel mondo economico che in quello mediatico. Manca un coordinamento generale che venga dall’alto, dalle Istituzioni Centrali, dal Governo che sembra subire piuttosto che dirigere le operazioni.
La ristorazione è uno dei settori più colpiti… verità o frutto dell’allarmismo mediatico?
Assolutamente lo è. L’Italia conta 330.000 attività ristorative che generano più di 1 miliardo di entrate di tasse statali. Mettendo in ginocchio, com’è stato fatto, turismo, arte ed enogastronomia, mettiamo in ginocchio l’intera Italia.
Quali sono le conseguenze economiche che si registrano nell’attività in soli quindici giorni di emergenza?
A Milano c’è un calo del lavoro generalizzato dell’80-90% circa, non solo nella ristorazione ma in tutto il comparto dell’accoglienza e dell’ospitalità. Si può già parlare di una crisi che non passerà in fretta e da cui faremo fatica ad uscire, complice l’immagine che abbiamo dato nel Mondo. All’estero siamo percepiti come un popolo di appestati, da cui bisogna stare alla larga.
Quali potrebbero essere misure immediate da intraprendere per ricostruire il rilancio di tutto il settore ristorativo?
Come Associazione abbiamo dato voce alle necessità del comparto, servono misure immediate ed eccezionali che possono andare da una defiscalizzazione degli oneri statali a un accesso immediato a un credito senza interessi, per poter far fronte alle esigenze del momento e non portare al collasso tutto il comparto. La situazione che stiamo vivendo non è da sottovalutare. La ristorazione, in Veneto e Lombardia, ma dalle ultime notizie anche in altre Regioni, rischia seriamente un default. Noi Ambasciatori del Gusto siamo stati i primi a portare l’attenzione su questo problema, con richieste specifiche e concrete che sono già nelle mani dei Ministri competenti, dei Presidenti di Regione oltre che del Presidente del Consiglio. Al nostro appello hanno poi aderito altre due autorevoli Associazioni come JRE e CHIC: ciò dimostra che fare rete e agire insieme si può e si deve, specialmente quando si tratta di temi trasversali a favore del comparto e del Paese.
Per troppi giorni è mancata una corretta comunicazione sulla reale portata dell’infezione e sui rischi effettivi di contagio…potrebbe essere questa una delle cause che hanno accresciuto il panico nel consumatore?
Ne siamo convinti, per questo ci appelliamo ancora una volta al Sindaco di Milano e al Governatore della Regione Lombardia di farsi rappresentanti della reale emergenza e concretizzare soluzioni che consentano un futuro di ripresa in tempi brevi.
Le prossime mosse?
Siamo fiduciosi ma non aspettiamo la politica, ci rimbocchiamo le maniche e lottiamo. In queste ore stiamo organizzando diversi incontri con altre Associazioni ed altre realtà aggregative per creare una comunicazione autonoma e veicolare con più forza messaggi propositivi. Grazie al nostro operato ed alla nostra rete, ieri abbiamo incontrato il Ministro dell’Ambiente, oggi una delegazione di Regioni incontrerà il Presidente del Consiglio per chiedere misure urgenti e concrete, frutto delle nostre richieste.
Fino ad oggi siamo stati trascurati dal Governo e dal legislatore, non possiamo essere considerati e citati come settore trainante e fiore all’occhiello del Paese solo quando le cose vanno bene. Ci aspettiamo che nelle prossime misure ci siano strumenti per sostenere questo settore e questo deve avvenire nel giro di pochissimi giorni.
Nello specifico chiediamo l’estensione del Fondo di Integrazioni Salariali al nostro settore, un accesso al credito diretto, urgente e a tasso zero, la sospensione dell’obbligo su adempimenti fiscali come ad esempio gli F24 per almeno 6 mesi, da spalmare sulle prossime annualità.
Non lasceremo intentata nessuna strada, busseremo a tutte le porte e i portoni e ci impegneremo al massimo, c’è un bene troppo grande in gioco, che va anche oltre le nostre imprese, si tratta della nostra storia, della nostra identità, del nostro orgoglio.