Quel terribile 28 dicembre di 114 anni fa che distrusse Messina e Reggio Calabria.
Un terremoto del 10° grado della scala Mercalli scosse la terra.Tre grandi ondate di oltre 10 metri si abbattono sul litorale distruggendo e risucchiando con sé uomini e cose. Muoiono 80 mila dei 150 mila abitanti di Messina. A Reggio Calabria mancano all’appello 15 mila dei 45 mila abitanti. Il bilancio totale della tragedia è di oltre 100 mila vittime. Arriva la solidarietà del mondo, i Russi in testa.
Quella del Ventotto dicembre di centoquattordici anni fa rappresenta la prima grande sciagura – come annotò lo storico Egidio Sterpa- che lo Stato italiano, appena nato dal Risorgimento, avrebbedovuto affrontare.
Il 1908 non si era aperto con i migliori auspici per l’Italia; a Napoli era scoppiata un’epidemia di vaiolo e la crisi della disoccupazione si avvertiva in tutto il Paese e mentre negli Stati Uniti si concretizzava la linea aerea Boston-New York, il 24 maggio a Roma si compiva il primo esperimento di volo in Italia, ad opera del pilota francese Lèon Delagrange.
Tanti appunti per la memoria storica dei quel tempo, ma di minima portata rispetto a quella catastrofica distruzione che ebbe eco mondiale e fu intrepretata dall’opinione pubblica, a pochi anni dall’inizio di quel secolo breve che avrebbe visto due guerre mondiali e profonde trasformazioni culturali, sociali ed economiche, come uno dei primi eventi dalla dimensione globale. Sono le 5.21 di lunedì 28 dicembre 1908 quando, nella piena oscurità, un fortissimo boato avvolge la città di Messina.
Da quel tragico momento si innescò un forte rapporto fra Messina e la solidarietà internazionale, che vive ancora oggi e che viene ricordata con pagine toccanti di umanità e sacrificio. La mobilitazione fu corale e venne dalle Regioni d’Italia, da organizzazioni sanitarie ma anche da Governi europei e non.
Alle operazioni di soccorso parteciparono numerose navi mercantili e navi da guerra della Gran Bretagna, della Francia, della Danimarca, della Germania, della Grecia, della Spagna , della Russia e degli Stati Uniti. In tutta l’area dello Stretto, si ritrovarono oltre a 43 navi della Regia Marina, più di cento piroscafi, con marinai, soldati, operatori sanitari ed un consistente naviglio minore.
Delle oltre diciassette mila persone ritrovate vive sotto le macerie, moltissime furono salvate dalle marinerie giunte nello Stretto all’indomani del 28 dicembre 1908. Più di 13 mila superstiti ricevettero aiuto dai militari italiani, 1300 da quelli russi, 1100 dagli inglesi e 900 dai tedeschi, ma furono anche consistenti le operazioni condotte da piroscafi della marineria mercantile internazionale oltre che dal naviglio requisito per l’occasione dal Governo italiano.
Ai soccorsi ma soprattutto all’opera di ricostruzione contribuirono in maniera consistente, gli Stati Uniti, ma anche la presenza britannica nell’area dello Stretto, subito dopo il terremoto del 1908, fu rilevante e recenti studi hanno restituito un’immagine poco nota di Messina di inizio novecento e dell’interesse inglese a partecipare alle operazioni di soccorso ed alla rinascita della città. Il giorno del disastro, dalla Germania, venne dato l’ordine a tutte le navi tedesche presenti nel Mediterraneo, di raggiungere subito Messina con medicinali, coperte e viveri, e di prestare aiuto per salvare i sopravvissuti, nonché di trasportare i feriti agli ospedali.
Ma l’intervento che più di ogni altro, accese uno storico legame con la popolazione messinese, fu quello di tre unità della squadra navale russa. L’incrociatore Makaroff, e le corazzata Slava e Tzésarévitch e successivamente anche l’incrociatore Bogatyr, partite dal porto di Augusta, offrirono l’aiuto dei loro equipaggi alla popolazione terremotata. Alla Divisione navale orientale, della Marina Russa, che intervenne nelle prime tragiche ore del dopo terremoto, si unì poi anche il vascello di linea della flotta del Baltico Gloria, che trasportò feriti e superstiti da Messina a Napoli.
La Giunta Municipale di Messina nell’aprile del 1909, deliberò di segnalare gli ufficiali ed i militari protagonisti di quelle azioni meritorie, mentre il Governo nazionale decise di ricompensare con particolari attestazioni,civili, militari, enti ed organizzazioni umanitarie distintisi nelle operazioni di soccorso, volendo testimoniare così le particolari benemerenze acquisite nell’opera assistenziale svolta a favore dei terremotati.
Vicende di un passato che, ancora oggi, appartengono fortemente alla popolazione e che si riconosce attraverso ricordi e’testimonianze. Storia di Messina che negli ultimi centoquattordici anni sembra avvitarsi su sé stessa in una spirale che ha avvolto certamente tante realtà del meridione del Paese, ma che nella città dello Stretto’si fonde, venendone pesantemente condizionato, con l’evento della sua completa distruzione e con gli effetti di lungo periodo che ne derivano. ” Il problema della rinascita di una città – scriveva nel cinquantenario del sisma, il prof. Salvatore Pugliatti, rettore dell’Ateno messinese dal 1956 al 1976- è problema dell’intera Nazione, e come tale deve essere sentito e posto da tutta la Nazione: senza distacco, da una parte, e senza egoismo e vittimismo dall’altra.”