“Quasi amici” al Teatro Vittorio Emanuele la commedia intelligente di Ghini e Ruffini
I due interpreti strappano applausi e rendono credibile la versione teatrale del regista Alberto Ferrari di “Quasi amici” il film francese che ha sbancato ai botteghini.
Sarà perché il film si prestava, visto che le scene sono state girate per lo più in ambienti chiusi, sarà perché la comicità straripante di Ruffini e la professionalità di Ghini sono un binomio di assoluta garanzia, ma le due ore e dieci minuti di rappresentazione (unico atto) non hanno mai annoiato.
Tratto da una storia vera “Quasi amici” sbatte in faccia agli spettatori il tema della diversità a tutto campo. Quella fisica acquisita da uno dei due protagonisti diventato paraplegico a causa di un incidente, a quella sociale tra Ghini paraplegico ricco e intellettuale e Ruffini, badante per necessità (gli serve la certificazione per il reddito di città) ignorante, normodotato e povero. Ma ad unirli c’ è il grande amore per la vita nonostante le avversità e il conto salato che presenta a tutti ogni giorno. Ne nascerà un’ amicizia incredibile che sopravviverà a tutto e tutti. Una complicità che supererà anche i pregiudizi degli altri.
Per la scenografia, Ferrari ha creato un grande spazio aperto, un grande panorama illuminato come una giornata estiva, una notte autunnale, un pomeriggio piovoso. E un piano inclinato che dirada verso il proscenio e che racchiude al suo interno tutti i luoghi della vicenda, che si aprono e diventano a volte studio, camera da letto, salotto, a volte ristorante. Ma poi richiudendosi all’interno del praticabile ci restituiscono solo una pianura inclinata in cui far scivolare dolcemente la sedia a rotelle o faticosamente spingerla in salita.
Un non luogo esterno che potrebbe essere una spiaggia con il mare davanti, la platea, o un prato dove volano i parapendii e dove nel finale, per realismo magico, seguendo un aquilone che Driss fa volare nel vento di un pomeriggio, Philippe finalmente acquisisce la sua leggerezza e si stacca dalla sua sedia a rotelle e vola come se fosse sul parapendio lasciando finalmente quella sedia che lo schiacciava verso la gravità più̀ pesante del mondo.