Quando la ristorazione prende quota. La storia del cibo a bordo degli aerei.
La ristorazione in alta quota è una storia che continua anche se ha superato i cento anni; l’undici ottobre 1919 furono serviti i primi pasti in volo da Handley Page Transport, una compagnia aerea attiva sulla rotta Londra-Parigi Handley-Page che per tre scellini, dava ai passeggeri la possibilità di acquistare un pranzo preconfezionato con sandwich e frutta.
Come sempre per le festività di fine anno aumenta l’utilizzo del vettore aereo per raggiungere mete vacanziere o per riunirsi alle famiglia nel periodo di Natale e con l’incremento del numero dei passeggeri lievitano i prezzi dei biglietti aerei che registrano un aumento medio del 15-20 per cento rispetto ai mesi che precedono le feste.
I servizi di bordo però restano invariati con le limitazioni del bagaglio e con la sempre limitata offerta di acqua o succhi, di tè e caffè quest’ultimi sconsigliati dagli igienisti. Quello che va diminuendo specie sui voli nazionali è anche l’offerta di snack, e la parentesi del Covid-19 ha “giustificato” la deregulation del cibo a bordo degli aerei e ha fatto quasi dimenticare l’esperienza gastronomica in volo anche se non mancano esempi per migliorare l’appeal dei voli, come la Finnair che offre il meglio dei sapori nordici, con un tocco ispirato alla destinazione, e con menu serviti in piatti di porcellana disegnati da Harri Koskinen, con l’iconico marchio finlandese Iittala.
Il cibo, più che mai, rimane dunque protagonista nei servizi di bordo per il pasto principale o nel momento dello snack o del breakfast, a seconda dell’orario del volo. Sui voli classe Economy dall’Italia verso destinazioni intercontinentali, oggi i servizi offerti si limitano solo a un antipasto, un piatto principale scelto tra carne o pasta, frutta o dolce e un secondo servizio snack o breakfast a seconda dell’orario del volo.
La limitazione più penalizzante in volo è che a bordo degli aerei si propone un cibo già cotto, congelato, scongelato e riscaldato nel forno ad aria, che non aiuta ad esaltarne il sapore e che limita le proposte gastronomiche che i passeggeri finiscono per subire con un rapporto di amore-odio.
Preparati da servizi di catering delle compagnie aeree, i pasti variano ampiamente dal semplice spuntino e bevanda in classe economica per voli a corto raggio, a un pasto gourmet di sette portate in un volo di prima classe e con maggior durata. Durante un volo di linea da Roma a New York, che può durare 10 ore se diretto e 14 ore con uno scalo, si ha comunque la possibilità di un “food & beverage” anche con pasti da gourmet come quelli che un tempo erano serviti a bordo da Alitalia, che per nove anni consecutivi hanno valso alla storica compagnia di bandiera italiana, il titolo di “Best airline cuisine”. Quella cucina di bordo è stata sempre più all’insegna del Made in Italy con l’obiettivo di migliorare la qualità dei pasti e rendere ancora più unica l’esperienza di viaggio.
Solo bordo della business class di lungo raggio della compagnia Italia Trasporto Aereo che ha preso il posto della vecchia Alitalia si potrà ancora vivere una tale esperienza di gusto, scegliendo tra le varie prelibatezze che compongono i menù di ITA Airways, dai piatti della tradizione a quelli più ricercati fino alle creazioni gourmet dei migliori chef stellati d’Italia.
Sul volo per/da New York, Boston, Washington, Chicago e Toronto lo chef Norbert Niederkofler, in collaborazione con Mauro Siega, executive chef nel suo ristorante 3 stelle Michelin Atelier Moessmer di Brunico, ha creato un menù autunnale di piatti rappresentativi della sua cucina ispirata al principio della sostenibilità. I prodotti rigorosamente di stagione sono i protagonisti indiscussi dei piatti proposti, che ne rivelano il gusto schietto e genuino; dall’antipasto “Rapa e capra”, per proseguire con la “Carbonara tirolese di montagna”, il “Gulasch di funghi e canederli piastrati”, per finire con la “Enrosadira”, dolce che richiama con la sua cromaticità i tramonti rosati delle Dolomiti.
A bordo di tutti i voli intercontinentali del network della compagnia in partenza dall’Italia, i clienti viaggiano con i profumi e nuovi sapori ispirati alle eccellenze del Paese, modulati dal talento degli chef italiani che si alternano a bordo della compagnia. Mentre vanno avanti infatti le trattative tra Ita Airways e Lufthansa per salvare l’accordo raggiunto tra la compagnia tedesca e il Mef, la compagnia italiana ad aprile del 2024 aveva lanciato il menù di business class sui voli intercontinentali disegnato dallo chef Giancarlo Morelli, sei ristoranti e numerosi riconoscimenti nell’alta cucina mondiale, tra cui una stella Michelin.
La ristorazione in alta quota è una storia che continua anche se ha superato i cento anni; l’undici ottobre 1919 furono serviti i primi pasti in volo da Handley Page Transport, una compagnia aerea attiva sulla rotta Londra-Parigi Handley-Page che per tre scellini, dava ai passeggeri la possibilità di acquistare un pranzo preconfezionato con sandwich e frutta. La sua trasformazione è associata alla stessa storia del volo, dalla prima bottiglia di champagne in mongolfiera, ai voli degli anni venti con insalate di pollo e panini freddi, fino alla cucina gourmet che fece la sua apparizione solo negli anni sessanta, quando divenne un valore aggiunto per le compagnie di bandiera.