Prosecco, Spumante, Franciacorta, Champagne…facciamo un po’ di chiarezza.
Le festività Natalizie sono alle porte e si apre la corsa all’acquisto del vino principe: le bollicine. Spesso, però, si fa confusione, tra le varie tipologie (e non solo tra i comuni mortali, ho visto carte dei vini di ristoranti blasonati da brividi). Qualcuno pensa che le bollicine siano tutte Prosecco -ripeto, anche tra gli addetti ai lavori che spacciano prodotti che nulla hanno a che vedere il prodotto in questione- altri pensano che lo Spumante sia solo quello dolce. Forse l’unico vino mosso di cui c’è assoluta certezza è lo Champagne. I francesi sono stati davvero bravi a preservare un prodotto che ha una caratteristica di qualità e provenienza assolutamente certa.
Ma cerchiamo di fare un po’ di ordine, anche per evitare di farci rifilare un prodotto scadente, pagandolo per uno di qualità. Partiamo dal presupposto che stiamo parlando di vini, pertanto tutti prodotti da uve e che seguono degli abbinamenti adeguati. D’altronde se si chiama “tecnica dell’abbinamento” e non “teoria o fantasia”, un motivo ci sarà. La prima cosa da fare -questa è una regola fissa da tenere sempre a mente- è quella di leggere l’etichetta della bottiglia che ci darà indicazioni utili su ciò che contiene. Se troviamo scritto vino frizzante o altra dicitura similare, sappiate che siate davanti a un prodotto di bassa qualità all’interno del quale è stata insufflata anidride carbonica in modo artificiale. Se dovessero spacciarlo per Prosecco o Spumante, sappiate che non lo è. Iniziamo con le bollicine più pregiate e costose, stiamo parlando ovviamente dello Champagne francese. Fonti storiche sostengono che a inventare il vino francese più noto al mondo, sia stato un monaco benedettino, tale Pierre Pèrignon, che, nel lontano XVII secolo, inventò il vino con le bollicine facendolo rifermentare in bottiglia. Le teorie se sia stato un errore o uno studio ben preciso, si sprecano, ma in questa sede poco importa. Fu Dom Pierre Pèrignon a inventare la gabbietta di metallo che evita al tappo di fuoriuscire dalla bottiglia e comprese anche l’importanza dell’assemblaggio delle uve della stessa tipologia provenienti da varie zone. E’ bene ricordare che Champagne è una Regioni della Francia, dove si coltivano le uve per produrre il pregiato vino. Il vitigno più utilizzato è il Pinot Noir che, accoppiato con lo Chardonnay e altri vitigni, dà vita allo Champagne. Negli ultimi anni, però, stanno acquisendo sempre più mercato i cosiddetti “blanc de blanc”, ossia Champagne prodotti solo con uve bianche che danno vita a un prodotto finale più “morbido” e molto apprezzato dal genere femminile.
Ma torniamo in Italia, perché anche lo Stivale produce “bollicine” di altissima qualità. Il metodo di produzione è uguale a quello francese, ma non si può definire “Champenois” per questioni di diritti riservati, ma si chiama “Metodo Classico”. In estrema sintesi, al vino base, viene addizionata una miscela di vino, zucchero e lieviti selezionati per far partire la fermentazione in bottiglia. Le bottiglie vengono posizionate inclinate verso il basso e, al termine della fermentazione (periodo che varia da due a tre anni), si eliminano le fecce depositate sul tappo e si rabbocca il liquido. In Italia questi spumanti prendono il nome delle zone di produzione: Franciacorta, Trento, Oltrepò Pavese ecc. Sia per lo Champagne, sia per gli Spumanti italiani (Metodo Classico), il tempo di lavorazione è abbastanza lungo, minimo 3-4 anni. Questa tempistica giustifica anche il costo delle bottiglie.
Parliamo infine del Prosecco, ma per farlo è obbligatorio un breve cenno storico. Nei primi del ‘900, fu l’italiano Federico Martinotti, direttore della Regia Stazione Enologica di Asti, a intuire che si potesse realizzare una spumantizzazione del vino, in grandi recipienti a tenuta stagna, simili ad autoclavi. L’idea fu ritenuta valida da un ingegnere Eugène Charmat, che nel 1910, costruì e brevettò ciò che aveva ideato Martinotti. Questo sistema consente di accorciare tantissimo i tempi di produzione, facendo ottenere spumanti in periodi che variano da uno a sei mesi. Con questo metodo viene prodotto il Prosecco, ma anche spumanti dolci italiani famosi. Adesso il disciplinare del Prosecco si è “allargato” consentendo la produzione delle uve anche in Friuli. Se cercate il top del Prosecco, dovete indirizzarvi sul “Cartizze” che prende il nome dell’omonima collinetta dove viene coltivata l’uva per la sua produzione. E’ d’obbligo, inoltre, un accenno la classificazione delle “bollicine” in base al loro grado zuccherino, in modo da comprendere dall’etichetta ciò che contiene la bottiglia.
Classificazione | Residuo zuccherino grammi/litro |
Pas Dosè | <1 |
Brut Nature | <3 |
Extra Brut | <6 |
Brut | <15 |
Extra Dry | 12-20 |
Dry, Sec o Secco | 18-35 |
Demi-Sec o Abboccato | 33-50 |
Doux o Dolce | >50 |
Infine un ultimo consiglio per far comprendere, anche ai profani, se nel calice abbiamo un vino di qualità o meno. Controllate le bollicine: se sono molto fini e persistenti, il prodotto è di qualità, se le bollicine sono grossolane e spariscono dopo pochi secondi, ci troviamo davanti a un prodotto mediocre.