Aspetto di tornare al teatro ma lasciamo fuori dalla gestione persone che con la cultura e lo spettacolo non hanno nulla a che fare, mettiamo alla porta l’arroganza di una politica inutile
Per dimenticare il Covid e il periodo di sosta forzata, ha deciso di cantare.
Ninni Bruschetta, attore e regista tra i più noti tra quelli partiti da Messina, eclettico artista che alterna la sua attività tra cinema e teatro, con qualche puntata anche sulla televisione dove il suo personaggio, Duccio, interpretato nella fiction Boris, ha riscosso notevole successo, ha inciso un disco.
Lo ha fatto con Cettina Donato, pianista, compositrice e direttore d’ orchestra messinese. Il contributo della bravissima musicista che si è distinta già all’ estero dagli Stati Uniti al Canada, sulla scelta di Bruschetta, è stato fondamentale.
Bruschetta che fa si mette a cantare?
“Si. Lo faccio perché mi piace, perché ho trovato una compagna di viaggio e di palco come Cettina Donato con la quale mi sono già esibito in dei lavori straordinari e lo faccio perché mia madre, e la ringrazio sempre per questo, mi ha fatto studiare anche musica. Così so leggere la musica. Capisco l’intonazione, le note”.
E quindi andrà a Sanremo il prossimo anno?
“Non scherziamo. E’ un esperimento. E’ poesia in musica. E’ un omaggio a un grande poeta siciliano di Avola, Antonio Caldarella. Sono 11 brani: 3 preludi per pianoforte, il resto con musica e parole cantate“.
Canta l’amore insomma…
“Anche. In un certo senso. Canto l’amore per la mia professione dove poi si finisce per fare cose che non ha mai fatto. Canto l’amore per la Sicilia. L’amore per Messina. Si intitola, non a caso, i siciliani. Una Sicilia dove deve vincere la cultura, dove dobbiamo metter alla porta l’arroganza della politica inutile. Dobbiamo ricordaci che in Sicilia abbiamo dato noi i natali ai nobel per la letteratura. Dobbiamo ricordarci che siamo partiti o viviamo in un posto bellissimo. Dobbiamo solo mettere a frutto quella che madre natura ci ha dato”.
Bruschetta c’è un futuro per il teatro. E’ lo streaming?
“Lo streaming non è teatro. Ma nemmeno per idea. Ci sarà un futuro per il teatro quando finirà questa pandemia. Non è riducendo il numero degli spettatori però che salviamo il teatro. Ma quando sarà possibile lavorare in teatri pieni, in fila ci saranno tanti lavori. E allora occorrerà fare una selezione. Bisognerà mettere in scena i migliori. Per restituire dignità a un teatro chiuso da troppo tempo fisicamente e nell’anima. Mettiamo fuori dalla gestione però le persone che con la cultura e con i teatri non hanno nulla a che fare”.
Vincerà il disco d’oro?
“No. Mi basta solo l’ avere tentato di dare qualcosa di diverso. Voglio lasciare qualcosa di diverso. I dischi tra qualche settimana saranno scaricabili sul tutte le piattaforme. Avranno una copertina bellissima”.
Giornalista professionista, è redattore dell' emittente televisiva Rtp dove
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