Modelle anoressiche e corpi che vagano: La chiamano moda!
Miti da inseguire, magari ambite da malati di mente o pedofili. Corpi di ragazze che hanno smesso di mangiare per vetrinizzare un’immagine che possa conquistare like.
Onestamente ho provato un grande senso di rabbia, poi d’impotenza. Il corpo oggetto del desiderio perverso, sempre più magro, più esibito, più veicolato attraverso i social. La polemica sinceramente non mi ha appassionato più di tanto. Ma ricordo momenti di confronto scientifico in cui il problema è stato posto. Esibire modelli di anoressia come simboli di corpi perfetti genera emulazione. Penso a Alida Sikder alta 1,75 taglia 38. Girovita 58 centimetri, fianchi e petto 84. Sulla passerella della Milano Fashion Week ha sfilato per Gucci. Esibizione e vetrinizzazione del sottopeso. Immagine virale sui social. Una bella operazione di marketing per la casa di moda. Un pugno allo stomaco per chi ha creduto a quella firma nel 2017 della “Carta comune per il benessere delle modelle e dei modelli”, solito pronunciamento deontologico e demagogico per dire che tutti avrebbero garantito la salute di chi sfila. Sotto la taglia 36 per le donne e la 46 per gli uomini non si poteva andare. Non è andata così, ma era un buon proposito. Huffington Post Italia ricorda che “nel 2006 il mondo della moda ha sottoscritto il Manifesto Nazionale di autoregolamentazione della Moda Italiana contro l’anoressia promosso dall’allora ministro Giovanna Melandri. Il Manifesto vieta di far lavorare modelle sotto i 16 anni e chiede a tutte di presentare un certificato medico”. Ma se questo primo passaggio non è più sotto controllo chi si occupa di vedere cosa accade in rete. E’ vero il web non si può controllare, ma il buonsenso si più predicare. Almeno tentare di ottenere qualcosa. La mia mente è andata subito ad un recente convegno contro la violenza sulle donne dove si è parlato di Marco Mariolini, il cacciatore di anoressiche che massacrò la sua fidanzata. Una storia raccontata anche in tv. Aveva ridotto la donna a poco più di uno scheletro. Trenta chili, beveva te o faceva spuntini. A 29 anni, fu trafitta da 22 coltellate dopo aver perso, per amore del suo uomo 15 chili. Ebbene vedendo quelle immagini assurde delle ultime sfilate di moda,scrivevo all’inizio, si prova una grande rabbia. Il pensiero più logico: se fosse mia figlia quella modella che farei? Ed è un po’ questo il senso dell’intervento sull’Espresso della senologa chirurga Alberta Ferrari che nella sua rubrica “Ferite Vincenti”, scrive con la passione del medico e il sentimento di una madre che è impossibile non evidenziare: “il grave sottopeso delle modelle: tanto lontane da un corpo sano da perdere i caratteri sessuali, zero seno, zero curve fisiologiche anche solo garbatamente accennate. L’aumento allarmante dei casi di anoressia tra giovanissime prepuberi e adolescenti (ragazze soprattutto, ma anche ragazzi) rende solo per questo motivo osceno lo spettacolo che esalta un corpo malato e lo rende status symbol d’appartenenza a un mondo trendy, siamo alla fashion week dopotutto! “. La dottoressa Ferrari si chiede se qualcuno della maison Gucci: “vivesse in casa il dramma destruente dell’anoressia mentale, certamente mai farebbe sfilare quei corpi la cui denutrizione ha privato di connotati sessuali secondari, probabilmente anche del ciclo mestruale”.
Quale modello viene fuori da queste sfilate di moda: è necessario portare sulla passerella una ragazza denutrita che appare malata per vendere qualche capo in più? E’opportuno lanciare il messaggio attraverso i social, perché i giovani la tv non la vedono, che bisogna essere così per essere vincenti nella moda?
Forse tutti dovremmo fermarci un attimo a riflettere su modelli, mode, follie e smettere di dare materiali pronti per i più deviati, per i pedofili, per chi è alla ricerca della trasgressione più trasgressiva.
“La bellezza non è nel viso. La bellezza è nella luce del cuore”, ha scritto Khalil Gibran. Un appello oggi inascoltato verso chi a tutti i costi vuole con la chirurgia plastica o con un dimagrimento eccessivo disegnare nuovi modelli. Magari funzionano a livello commerciale, magari servono a vendere vestiti. Ma non parlano al cuore o all’anima questi modelli. Corpi che vagano: non è moda!!!