Messina onora Michelangelo Vizzini che adesso ha una “sua” via a Ganzirri.
Tra il lago grande e lo Stretto, quella che un tempo si chiamava via Vittorio Emanuele con provvedimento prefettizio cambia denominazione e diventa via Michelangelo Vizzini in memoria dello scomparso fotoreporter.
Michelangelo Vizzini, maestro dell’arte della immagine fotografica, scomparso il 15 maggio del 2009, alla soglia degli ottantanove anni, da oggi ha una via a lui dedicata.
Anche lui un “Re”, sovrano come era degli apparecchi fotografici Schneider, Linhof, Plaubel, sino alla sua popolare Hasselbladt a dorso doppioche non abbandonava mai dovunque si trovasse, in qualunque luogo andasse. La sua era una continua corsa per arrivare sempre ad immortalare l’evento, la cerimonia, il matrimonio, la festa di diciotto anni, i fatti di cronaca. E quelle poche volte che arrivava tardi ad un taglio di nastro non esitava a far ripetere il gesto con la complicità dei protagonisti del momento, autorità, attori, o personaggi meno noti presenti.
Il prof. Giulio Santoro, grande suo amico per oltre sessant’anni, anche lui recentemente scomparso ed anche lui meritevole di un riconoscimento toponomastico, a tal proposito così lo ricordava: “arrivava sempre all’ultimo minuto. E se per caso (sarà successo due o tre volte nell’arco della sua prolungata attività) era giunto in ritardo, non esitava a far ripetere all’Autorità di turno – si fosse trattato anche del Presidente della Repubblica – il gesto della consegna del premio: e nessuno mai rifiutato, tale era il credito che riscuoteva Vizzini presso i più alti rappresentanti della politica, dello spettacolo, della scienza o dello sport che affollavano il proscenio della notorietà. Il suo sprint sul percorso verso l’attimo felice del clic aveva del prodigioso”.
Vizzini era nato a Grotte, in provincia di Agrigento, il 31 luglio 1920, e ventenne fu catapultato sui fronti bellici della Grecia e della Russia, e poi nei campi di prigionia, ove fu privato della sua attrezzatura di aspirante fotografo, una rudimentale fotocamera realizzata con una scatola di sigari; un obiettivo di fortuna; un diaframma di latta, e una lastra sensibile, con un vetro ritagliato. Dopo quella esperienza la sua vita professionale si volse sin dal 1943 a Messina.; “Ubiquitario e diacronico”, come lo definì sempre Giulio Santoro, proprio ad esaltare le su doti di funambolo, pronto ad immortalare l’immagine dal lancio della fiocina del pescatore di spada , le navi dello Stretto , la rassegna cinematografica internazionale di Messina e Taormina, le cronache dei Palazzi. Istantanee di “storia” che poi sviluppava nel magazzino/negozio , ultimo, in via Garibaldi, prima di quelli in Piazza Casa Pia, in via Canova, in via Legnano, ed ancor prima nello sgabuzzino sul terrazzo dell’abitazione del Prof. Luigi Carmona, ove aveva messo su il primo , rudimentale laboratorio a Messina, avendo iniziato la sua carriera come infermiere fotografo alla clinica chirurgica universitaria.
Tantissimi di quei negativi furono acquisiti dal Comune nel gennaio 2001, e conservati sino al 2013 dall’Ufficio Stampa di palazzo Zanca, che dopo l’inventario delle immagini che dagli anni ’50 giungono sino ai primi anni del 2000, e la catalogazione per temi di tutti i negativi, sono stati consegnati all’Archivio Storico comunale trasferendo il materiale conservato in appositi contenitori, al primo piano del Palacultura “Antonello”.
Memorabile l’attività di Vizzini alla rassegna cinematografica di Messina e Taormina, quando in una cameretta d’albergo, trasformata in improvvisata camera oscura, riusciva a stampare le immagini di Alberto Sordi, Claudia Cardinale, Sophia Loren, Liz Taylor, Richard Burton o aspiranti Miss Italia da inviare, in tempi reali, in tutta Italia, con il vecchio sistema della telefoto, in uso fino alla metà degli anni novanta presso tutte le agenzie di stampa ed i principali quotidiani di informazione. Quella Taormina chedieci anni fa lo ricordò con una mostra dedicata agli oltre 70mila scatti con i quali lo storico fotoreporter messinese, ha immortalato decenni di storia festivaliera, dagli inizi della Rassegna internazionale dell’Irrera a mare al premio David di Donatello a Taormina fino alle più recenti edizioni di Taoarte.
Una mostra che omaggiò Vizzini dopo il volume curato dal giornalista Massimiliano Cavaleri con 500 fotografie che rappresentano la particolare eterogeneità della sua carriera. Vizzini, un uomo mite che amava profondamente il proprio lavoro e a cui va sicuramente riconosciuto il merito di aver raccontato per immagini, la Messinadegli ultimi settant’anni, memoria di un tempo senza social.