Meessina, tra disoccupazione, spopolamento, e quel primato dei “no” in difesa della pochezza.
E’ come se in questa città regnasse il morbo della sciatteria. Le cantine svuotate ai colli Sarrizzo, i cessi abbandonati sui laghi di Ganzirri, le panchine divelte, Villa Dante ristrutturata e vandalizzata. E i tanti “No” all’isola pedonale, alle ciclabili, alla svolta green in controtendenza al mondo intero.

Primi in Italia come disoccupazione femminile. Primi tra i capoluoghi di provincia in Italia come tasso di disoccupazione generale. Primi come numero di cittadini che si perdono ogni anno. Primi come resistenza alla liberazione della città dalle auto; in controtendenza a mezzo intero mondo.
È come se in questa città regnasse, dopo essersi propagato, il morbo della sciatteria. Quel morbo che, trasmesso ormai pare, quasi geneticamente, trasmesso di generazione in generazione.
L’ auto venga parcheggiata in doppia fila davanti al bar o al panificio, la cicca di sigaretta lanciata assieme al fazzolettino sporco o al bicchiere di plastica fuori dal finestrino , le deiezioni del cane abbandonate in attesa della scarpa propizia sul marciapiede o nell’aiuola di turno.
E poi le new entry: la pista ciclabile o l’isola pedonale. Quotidianamente occupate con l’automobile, prolungamento oramai degli arti inferiori nuova icona del mainstream peloritano.
Guai poi a parlare di verde pubblico, di impiantare nuovi alberi, di fare posto a spazi vivibile. L’unico spazio a cui dare e fare posto è uno solo: quello dell’automobile.
E poi le cantine svuotate ai colli Sarrizzo, i cessi abbandonati sui laghi di Ganzirri, le panchine divelte, Villa Dante appena ristrutturata e subito vandalizzata. E poi c’ è chi brucia. Ma questa è un’ altra storia. Riceviamo i crocieristi in un tendone da circo Orfei o da città terremotata, un tendone simbolo di precarietà, nelle cose come nello spirito.
E’ tutto un fiorire non di piante ma di “no”. No alla pista ciclabile in centro, no alle isole pedonali, no ai parcheggi di interscambio al bike sharing, no al trasporto pubblico ( manco se te lo regalano visti oi costi agevolati). Era un “no” anche alla differenziata, ricordate ?
Ogni giorno a Messina va in scena il festival della pochezza in un posto potenzialmente bellissimo ma che forse, grazie all’ esercito di contagiati dal morbo della bruttezza, è rimasto bello, vivibile, solo nella nostra immaginazione. Salvo le foto, dal sapore Amarcord, di come eravamo quando in famiglia c’era (forse) una macchina a nucleo familiare e non l’aveva pure il cane, e non scappavano via quasi cento concittadini ogni mese.