“Le vie dei tesori” chiude la sua diciottesima edizione: oltre 250 mila presenze, il gradimento supera il 90 per cento
Il 97 per cento dei visitatori consiglia la Sicilia nel periodo del Festival. L’indotto generato dai turisti sfiora gli 8 milioni di euro
Un unico museo diffuso in cui i visitatori scelgono il proprio percorso, si riappropriano del territorio, stringono un “patto” con la bellezza che ridiventa bene comune. Quella delle Vie dei Tesori è un’invasione pacifica, e in otto fine settimana del Festival ha consolidato il suo progetto con le sue 250 mila visite in 18 città con una ricaduta economica che sfiora gli otto milioni di euro.
Palermo supera 160mila visitatori con un impatto economico di 5.3 milioni di euro e un impatto occupazionale equivalente a 91 posti di lavoro Ula (unità lavorative a tempo pieno), rafforzando il ruolo del festival come leva economica per la città. Catania fa un balzo in avanti e, nonostante il secondo weekend sia stato rovinato dall’alluvione, cresce oltre 22 mila partecipanti, quasi il 25 per cento in più rispetto al 2023, segno che il festival piace parecchio anche nella Sicilia orientale. La ricaduta sulla città supera i 750 mila euro.
Palermo e Catania, fino agli ultimi minuti di festival, si sono virtualmente sfidate per il sito più visitato: alla fine l’ha spuntata Palazzo Costantino che a Palermo ha superato i 6 mila visitatori, mentre a l’Anfiteatro romano di Catania – aperto dopo tre anni e visitabile per la prima volta in notturna – è stato distaccato di un centinaio di presenze, ma resta sempre vincitore a pari merito visto che ha dovuto chiudere un weekend perché il sito è stato sommerso dall’acqua piovana.
Tra le altre città, grandi e piccole, l’exploit è toccato a sorpresa a Mazara del Vallo che è cresciuta del 44 per cento, e ha portato il Trapanese (Alcamo ancora un balzo in avanti dell’11 per cento, Trapani con gli ottimi numeri di sempre e Marsala con le sue cantine che si è spostata a inizio ottobre) a superare le 19 mila presenze. Straordinario anche il riscontro su Ragusa che ha aggiunto un 33 per cento a numeri già importanti (e con Scicli e Noto supera le 9 mila presenze nel Val di Noto); è cresciuta ancora (ma non è una novità visto che è così da tre anni) anche Termini Imerese con un +28 per cento, trascinata da Palazzo Sansone Chiarano; poi Sciacca con un bel 23 per cento in più (e hanno funzionato i palazzi storici aperti per la prima volta), Bagheria, sempre trascinata dalla “Villa dei mostri”, +14 per cento. Messina ha ottimi numeri, i visitatori hanno amato molto le sue chiese fruibili solo in questa occasione; Enna ha aperto i giardini segreti dei conventi e Caltanissetta si è dedicata a luoghi della memoria. Ottima performance per Carini che nei primi due weekend ha visto la gente in coda di venerdì per visitare il mosaico romano in restauro; Corleone ha condotto nei luoghi della legalità. E, fuori dalla Sicilia, per il settimo anno Mantova quest’anno ha restituito i luoghi dimenticati dei Gonzaga e ha sfiorato le tremila presenze.
A Palermo, e anche a Marsala, i bambini (anche i più piccini) hanno potuto contare su visite e laboratori, hanno scoperto palazzi, studiato percorsi, partecipato a visite-gioco prendendo spunto da racconti e libri. E ancora, le decine di esperienze (quest’anno si è battuto ogni record per i voli in piper dell’aeroclub di Boccadifalco, sia sulle isole Egadi che su Palermo, oltre 1200 partecipanti e oltre 400 voli), i concerti di “Palermo Liberty” nei luoghi dei Florio.
Senza contare i laboratori di gusto, gli aperitivi, le visite alle cantine (a Marsala, sempre esaurite) e le degustazioni (una per tutte, la birra dai monaci dell’abbazia di San Martino delle Scale), spesso a contatto con i produttori, parte dei percorsi del Terre dei Tesori, con il supporto dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Sono partiti anche cinque pullman da Palermo pieni di visitatori che hanno unito la scoperta dei luoghi alle visite alle aziende.
Le Vie dei Tesori, che ha trasformato 18 città siciliane in musei diffusi, si conferma un potente motore di sviluppo culturale e turistico per il territorio; attira un vasto pubblico da tutta Italia e dall’estero: il 97 per cento dei visitatori consiglierebbe una vacanza in Sicilia durante il Festival. Tiene sempre altissimo il livello di gradimento che supera sempre il 90 per cento, rinsaldando la sua posizione di esperienza culturale tra le più amate nell’Isola. Genera valore: quest’anno la spesa complessiva è di 7.9 milioni di euro nelle città coinvolte, con una media di 462.317 euro per città.
Il 30 per cento dei turisti ha esplorato diversi comuni siciliani, facendo nascere circuiti autonomi sul territorio: sono viaggiatori che amano l’ospitalità alternativa – B&B e appartamenti – e restano almeno tre notti, la spesa media giornaliera è tra 50 e 80 euro.
I CITTADINI-VIAGGIATORI. Completare il programma di visite, esplorare altri luoghi in Sicilia e cercare autenticità: la comunità si sente coinvolta. Il 74.2 per cento dei residenti nelle città del festival si trasforma in visitatori. Tra gli intervistati, un visitatore su quattro è turista o escursionista, una buona percentuale è formata da studenti o lavoratori fuori sede. Interessanti risultano le parole che sono più ricorrenti nei commenti al festival: molto/ Tutto ottimo / positivo / siti / ragazzi / esperienze.
IDENTIKIT DEL VISITATORE. Il visitatore-tipo del festival è soprattutto tra i 35 e i 50 anni (34.4 per cento) e tra i 50-70 anni (36.8 per cento), ma i giovani non si fanno lasciare indietro (24.2 tra i 18 e i 35 anni); è quasi sempre laureato o sta seguendo un master. È molto curioso, ama scoprire posti ed esperienze nuovi; ma si nota anche un’alta percentuale di visitatori nelle persone tra i 50 e i 70 anni (38 per cento) che apprezzano particolarmente l’esperienza diretta e l’interazione con i narratori locali. Il turista (rispetto al 2023) spende di più per i musei e meno per i souvenir, cerca di risparmiare sugli acquisti, sui trasporti e sui tour organizzati, ma adora la buona tavola: la sua spesa per cibo e bevande è quasi triplicata.
Il 69.3 per cento degli intervistati ha già partecipato al festival in passato, ma cresce di parecchio la quota di chi che partecipa per la prima volta, attribuibile all’afflusso di turisti, escursionisti e viaggiatori in città. La visita ai luoghi diventa sempre più un’esperienza di coppia: il 37.4 per cento scopre i luoghi con il partner, il 25 per cento con amici, il 22 per cento con la famiglia. Ma c’è anche il bello della scoperta da soli: 14 per cento. E per tutti si tratta di un’esperienza da ripetere (88.4 per cento). La permanenza media è di tre notti, quasi sempre nei weekend; non sempre sono giunti per il festival, ma rimangono appena vengono a conoscenza del programma. Resta la richiesta che il festival sia esteso a più weekend di quelli in programma.
Si riduce l’effetto passaparola e aumenta la capillarità dei canali di comunicazione utilizzati: il 51 per cento conosce (e attende ogni anno) il programma delle Vie dei Tesori, il 17 per cento lo ha scoperto tramite passaparola tra amici, parenti o conoscenti che hanno già partecipato; ma il resto è tutto dovuto alla comunicazione tramite web, stampa, ma soprattutto il sito, l’app e le pagine social del festival, continuamente aggiornati con schede e curiosità. Quest’anno le visualizzazioni durante i due mesi di settembre e ottobre hanno superato i cinque milioni (5.160.000), complici i post ma anche i contenuti approfonditi poi dal magazine. La community è cresciuta ancora e supera i 107.400 follower su Facebook e 41.500 su Instagram.
I BORGHI DEI TESORI. Ai numeri delle due tranche autunnali nelle città, vanno sommate le presenze della quarta edizione del Borghi dei Tesori Fest, che quest’anno ha anticipato alla primavera (a cavallo tra maggio e giugno) e si è legato con forza all’Anno del Turismo delle radici, progetto del Ministero degli Esteri attraverso la sua antenna territoriale, Italea Sicilia. Sono stati 46 i borghi coinvolti, spalmati in tutte e nove le province, piccoli centri siciliani che sono stati festosamente raggiunti da visitatori appassionati e curiosi alla ricerca di luoghi poco conosciuti, tradizioni radicate ma anche esperienze innovative. Il Borghi dei Tesori Roots Fest ha superato le 11 mila presenze (11.473) con una media di 273 visitatori a borgo. I piccoli comuni più conosciuti e già vocati al turismo hanno trascinato gli altri; sold out quasi subito il museo SottoSale nella miniera Italkali di Raffo a Petralia Soprana (grande exploit, l’8 per cento dei visitatori era qui); e così anche Calatafimi Segesta e l’arroccata Caltabellotta; altri hanno scoperto le piantagioni esotiche di Balestrate o sono andati per mare sulle tracce del Marsala; hanno scoperto le orme degli antenati di Ayrton Senna a Siculiana, sono andati per vigneti a Piedimonte etneo, raggiunto Geraci, cercato di ricucire fili di memoria a Chiusa Sclafani che ha ritrovato brandelli della sua storia più autentica; sono scesi nelle grotte inaccessibili di Custonaci e scoperto le aziende etiche e solidali di Valledolmo e di Camporeale e sono arrivati a Sambuca di Sicilia. Quasi tutti hanno visitato più Comuni, intrecciando tour personalissimi di scoperta, frequentando feste e scoprendo aziende e comunità. il Borghi dei Tesori Roots Fest è promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori in collaborazione con tutti i Comuni e con l’Ufficio Scolastico Regionale, ed è sostenuto da IGT e dalla Fondazione Sicilia. Quest’anno Unicredit lo ha scelto come progetto esemplare della filiera turismo nel suo “Road to social change”, progetto legato alla sostenibilità integrale.
LE CITTÀ DELLE VIE DEI TESORI. Palermo e Catania sono inarrivabili: i turisti sono ovunque, il mese di ottobre non è mai stato così frequentato, con alberghi e B&B pienissimi tanto che sono state affittate anche strutture nelle cittadine della fascia extraurbana. È continuata la “lezione” acquistata durante i mesi della pandemia: ormai si prenota tutto, dalle degustazioni alle visite guidate, si arriva preparati, magari con in mano la brochure che è bene ambito (in tanti ne hanno una vera e propria collezione, anno dopo anno). Spesso sold out le esperienze, gli spettacoli, la musica, i laboratori artigianali e le passeggiate d’autore alla scoperta dei luoghi, anche fuori porta. Si è arrivati ad un bilanciamento tra percorsi green, trekking, siti aperti, visite fuori porta, e spazi urbani e condivisi, monumenti, palazzi riscoperti.
Tra le diciotto città siciliane (più l’ormai sempre presente Mantova), Palermo svetta superando le 160 mila presenze in cinque weekend e si conferma uno degli appuntamenti culturali più importanti del Sud Italia. Segue Catania (con la vicina Acireale) che ha un vero exploit, e nello stesso periodo mette insieme oltre 22mila visitatori, circa 4mila in più rispetto allo scorso anno, e sarebbero stati anche di più ma ha dovuto fare i conti con un weekend di feroce maltempo. Nelle altre città il Festival si è svolto invece in tre weekend, dieci città a settembre e altre sei a ottobre.
Folto il drappello del Palermitano, dove quest’anno il podio è ri-toccato a Bagheria che ha visto ancora crescere i suoi numeri, trascinata dalla “Villa dei Mostri”, che le ha permesso di toccare le 8412 presenze (la città più visitata dopo Palermo e Catania); segue agguerrita e in crescita, ma distaccata, Termini Imerese con i suoi 4908 visitatori (l’anno scorso erano stati “solo” 3524 visitatori), poi Carini con il suo percorso lungo oratori e organi monumentali (2990) e Corleone il cui bel programma ha raccolto 2121 visitatori.
Si conferma l’attrattività del Trapanese che mette insieme ben 19 mila presenze, ma a differenza dello scorso anno c’è un vero balzo in avanti di Mazara del Vallo che quasi raddoppia e passa dai 2300 visitatori dell’anno scorso, ai 4169 di quest’anno; e continua la sorpresa di Alcamo, con una proposta attorno cui si stringe veramente l’intera comunità: per la terza volta è in crescita, tocca 5073 visitatori (l’anno scorso erano 4474) e sale di un altro 10 per cento. Trapani conferma la buona performance e conta 7160 presenze; Marsala ha portato nei siti archeologici, e ha avuto le visite alle cantine quasi sempre sold out, e così ha sfiorato le tremila presenze. Messina ha confermato la buona performance dello scorso anno, ha aggiunto in corsa un luogo molto amato, la cappella delle reliquie della Cattedrale e riaperto la Prefettura: i visitatori sono stati 5329. Sciacca è scesa nelle profondità del mare per stringere la mano (virtualmente, con i visori) all’isola Ferdinandea, ma ha anche costruito esperienze inedite e percorsi veramente particolari: è stata premiata da 3357 visitatori (800 in più dallo scorso anno). Per Enna si è trattato di una scoperta continua: giardini segreti, passaggi sconosciuti, spettacoli: sono piaciuti a 4811 visitatori; e meraviglia l’avvio della piccola e preziosa Leonforte che, al suo debutto, mette già insieme 1947 visitatori. Anche Caltanissetta ha contato sulle memoria (ma anche sui siti e le gallerie d’arte) apprezzate da 3376 visitatori. Ragusa ha viaggiato in verticale, perché i campanili da visitare erano parecchi e il pubblico ha dovuto far buon uso delle gambe: nessuna paura, i numeri lo dimostrano, 5708 visitatori (circa duemila in più dello scorso anno), mentre la piccola Scicli, il gioiello barocco, ha voluto scommettere sulle cappelle rupestri e ha registrato 2118 presenze; poco lontana, sempre nel cuore del barocco, è ritornata nel festival anche Noto con un’edizione-gioiello di cinque luoghi, e ha riaperto un bunker della seconda guerra mondiale: apprezzato da 1225 visitatori. Infine Mantova, unica tappa fuori dall’Isola, dove il festival si svolge ormai da sette anni e dove quest’anno sono state raggiunte 2953 presenze.
I LUOGHI PIU’ VISITATI DEL FESTIVAL
I THE BEST OF A PALERMO . Palermo quest’anno ha mantenuto a fatica la palma del luogo in assoluto più visitato dell’intero festival. E questo perché, fino all’ultimo, i numeri ballavano tra Palazzo Costantino (che alla fine è stato il luogo-sovrano con 6052 visitatori) e l’Anfiteatro romano di Catania che per la prima volta ha aperto le porte in notturna e ha collezionato 5869 presenze. Seguono il Teatro Politeama, che ha condotto alla scoperta delle sale e della terrazza; Palazzo Oneto di Sperlinga che mostra baldanzoso il suo restauro nel segno dell’arte contemporanea; il sontuoso oratorio di Santa Cita, aperto solo in particolari occasioni dalle Dame di Carità (e quindi sold out in poche ore); e a sorpresa, Villa Gallidoro con il suo giardino romantico, da pochissimo restituita alla comunità; poi le misteriose Catacombe di Porta d’Ossuna; l’oratorio di San Lorenzo con il racconto del furto del Caravaggio e l’oratorio del SS. Rosario in San Domenico; l’imponente archivio storico comunale, il “dietro le quinte” del palcoscenico del Teatro Massimo. Hanno funzionato i luoghi istituzionali, come la Caserma dei vigili del fuoco o la Banca d’Italia (anche questa, spesso sold out); la scoperta della Facoltà Teologica, e la ri-scoperta della chiesa della Gancia (con la cappella degli Inquisitori spagnoli) e della sontuosa chiesa dell’ Immacolata Concezione al Capo; ha aperto il suo parco villa Niscemi; è stato visitato palazzo Branciforte (con la mostra della foto di Pietro Busetta). Una bella curiosità, oltre 500 visitatori, soprattutto palermitani, sono arrivati al Rifugio dei gatti e sono stati adottati, in questa occasione, sette mici senza famiglia. Molto apprezzate le visite teatralizzate di Stefania Blandeburgo che ha vestito panni diversi e ha reso omaggio a Santa Rosalia alla Città dei Ragazzi, mentre Paride Benassai raccontava la storia di San Benedetto salendo su fino all’eremo. Applauditi i concerti nei luoghi del Liberty (quello inaugurale a Villa Igiea è andato sold out in poche ore), seguiti i racconti degli scrittori alla scoperta di siti e pagine. E resteranno esposte in città le 20 grandi fotografie di Enzo Sellerio, sistemate nei luoghi in cui vennero effettivamente scattate o nei luoghi cui si ispirarono: è stato un progetto stratificato, “Le Vie dei Sellerio” costruito con la casa editrice e la famiglia del grande fotografo, che ha compreso anche tre commoventi “tableaux vivants” dinanzi tre scatti iconici, poi tour guidati, una caccia al tesoro e un contest fotografico: le due foto vincitrici sono di Salvo Gravano e Gabriela Volanti.
I NOVE LUOGHI PIU’ VISITATI NELLE ALTRE CITTÀ.
I quattro primi luoghi più visitati fuori Palermo sono … nel Palermitano. Anzi, all’ormai consueta Villa Palagonia (che ha messo insieme 1804 presenze che hanno conosciuto la storia straordinaria della residenza nobiliare, con i famosi “mostri” in tufo), si aggiunge sempre a Bagheria Villa Cattolica con il Museo Guttuso (1481 visitatori). Il terzo luogo più amato appartiene a Termini Imerese ed è una scoperta di quest’anno: il sontuoso Palazzo Sansone Chiariano (950 visitatori) con la sua storia raccontata dai proprietari; più in basso nella classifica, ma pur sempre all’ottavo posto, c’è anche il Grand Hotel delle Terme che attira 667 visitatori. Un’esperienza bellissima è stata nel Castello della baronessa che a Carini, il sabato, ha aperto in notturna terrazze e torrette, piaciute a 768 persone. Bisogna raggiungere Enna per trovare il quinto luogo più amato, l’orto segreto delle monache di clausura di San Marco alle Vergini (763 visite). A Trapani è stata molto amata la chiesa delle Anime Sante dove si scoprono i venti gruppi scultorei dei famosi Misteri (e dove sono stati esposti tesori e paramenti delle Confraternite, scoperti da 706 visitatori). A Ragusa si sono scoperti gli arredi d’epoca (raccontati dai proprietari) di Palazzo Arezzo di Trifiletti (705 presenze); in 654 coloro hanno messo i piedi nell’acqua (e gustato un aperitivo) alla Tonnara Foderà di Alcamo.
I LUOGHI PIÙ VISITATI, CITTÀ PER CITTÀ.
Rigoroso ordine alfabetico, ogni città ha i suoi grandi “amori” che il pubblico ha dimostrato di apprezzare: si parte da Alcamo dove della Tonnara Foderà ai Magazzini, si è appena detto; resta sempre il fascino del Castello dei Conti di Modica nel centro della cittadina e continua ad affascinare la vista inedita dalla cupola della Chiesa Madre. Eccoci a Bagheria: anche qui di Villa Palagonia e del Museo Guttuso si è già detto, ma è stata molto amata anche Villa Butera con i suoi soffitti affrescati. Caltanissetta ha preferito la chiesa Madonna dell’Assunta con i suoi tesori d’arte; il palazzo del Carmine che ospita il Municipio; e l’abbazia e il giardino di Santo Spirito, dove nacque l’amaro Averna. Eccoci a Carini dove le scelte ricalcano quelle dello scorso anno: il castello La Grua Talamanca è il sito più amato, seguito dai cunicoli delle catacombe paleocristiane e dalla chiesa degli Agonizzanti con il suo trionfo rococò. A Catania, oltre all’exploit dell’Anfiteatro romano, è piaciuta moltissimo l’esperienza della visita in notturna sul camminamento aereo dell’enorme chiesa di san Nicolò l’Arena; senza contare l’amore dei catanesi (e non solo) per i sontuosi salotti e il giardino pensile di Palazzo Scuderi Libertini. Se a Corleone in tanti hanno scelto di visitare la chiesa Madre, non si sono di certo dimenticati dei percorsi di legalità, scoprendo sia la storia di Palazzo Triolo (di proprietà del pretore ucciso dalla mafia nel 1978) che il neonato e immersivo NoMa (No Mafia) appena inaugurato. Di Enna e del giardino nascosto dell’ex monastero di clausura di San Marco, si è già detto; ma il pubblico ha fatto la coda anche per entrare nel giardino del collegio Di Maria dove si ritrovavano monache canossiane e educande (e dove sono stati ritrovati appunti, lettere, elenchi delle suore); o dentro Palazzo Chiaramonte dove sono esposti i disegni di Renato Guttuso. Ecco Leonforte, piccola, inedita e preziosa: gli interni ancora intatti di palazzo Longo, poi le celle di palazzo Branciforti e villa Bonsignore, unite nel segno del pittore garibaldino Filippo Liardo. A Marsala il pubblico è sciamato tra palazzo comunale (dove è ritornato al suo posto il famoso trittico fiammingo attribuito all’anonimo Maestro dell’Adorazione di von Groote) e la splendida terrazza di palazzo VII aprile, ma ha fatto la fila per passeggiare tra le botti di rovere delle cantine Pellegrino e scoprire gli annali di navigazione degli Ingham. A Mazara si è andati sul filo delle chiese arabo normanne: da san Francesco a San Nicolò regale al seicentesco Collegio dei Gesuiti con le opere di Pietro Consagra.
Eccoci sullo Stretto: Messina si è riversata sulla Cappella delle reliquie della Cattedrale (aggiunta in corsa al programma), sulla chiesa della SS. Annunziata dei Catalani, che fonde stile bizantino, arabo e normanno, e sulla scenografica scalinata del Monte di Pietà. Eccoci nel Val di Noto, altra sicurezza: a Noto le visite erano divise tra le stanze inedite di Palazzo Trigona di Canicarao e il bunker della Seconda guerra mondiale (chiuso dal 1945), ma è stato scoperto anche il MUCAM, il museo archeologico del territorio. La bella Ragusa si è beata tra arredi e tappezzerie d’epoca: da Palazzo Arezzo di Trifiletti al Circolo di conversazione (che pare uscito da un’altra epoca) all’inedito Palazzo Di Quattro, quest’anno aperto per la prima volta. A Sciacca i visitatori (soprattutto saccensi) non si sono lasciati scappare il quattrocentesco Palazzo Tagliavia di San Giacomo, poi sono ritornati con piacere tra gli aranci amari di palazzo Licata Borsellino e sono entrati ancora una volta al Collegio dei Gesuiti che ospita la biblioteca ricca di incunaboli. Scicli piccina ha visto il pubblico dirigersi compatto verso le Grotte di Chiafura alla ricerca delle mille storie di chi ci ha abitato fino agli anni ’50; e palazzo Mormino Penna affacciato sulla piazza; e nella chiesa Santa Maria la Nova che racconta la religiosità della cittadina. Ultime due, ma solo per criterio alfabetico: a Termini Imerese l’hanno fatta da padrone sia il nuovo Palazzo Sansone Chiarano che il Grand Hotel delle Terme, ma anche le antiche terme romane, visitabili anche quest’anno. Infine a Trapani, oltre alla Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio con i 20 gruppi scultorei dei Misteri, anche la seicentesca Torre di Ligny con il museo civico; e Palazzo Cavarretta affacciato sul centro storico.