La Vara a Messina: quel microcosmo tra fede, rito, esibizione ed irriverenza al grido di “Viva Maria”
“Vorrei andare a tirare la Vara ma si può ? Ci si deve iscrivere a qualche elenco? Ci vuole un certificato medico come nella pratica sportiva?”. È democratica la Vara, anzi socialista: la fatica e il sudore sono divisi in parti uguali. Accanto al professore universitario (pochi per la verità) puoi trovare l’ operaio, il pregiudicato, lo studente. E tanta esibizione “Politically correct”.
Sono domande legittime che ogni anno qualcuno, come il mio amico Gaetano, avvocato che divide il suo impegno professionale tra Torino e Messina, si è posto, mettendosi alla fine in mezzo alle corde.
Bastano una maglietta bianca, un pantaloncino o meglio un pantalone lungo dello stesso colore e tanta tanta buona volontà.
Non è solo la fede che anima quel popolo di tiratori, non è soltanto la voglia di espiare le proprie colpe attraverso uno sforzo sovrumano (e non parlo soltanto di quello di braccia ma anche della difficoltà a superare quell’ agoràfobia che sta dentro ognuno di noi e le intemperanze immancabili dei più esagitati) ma c’è dell’ altro: la voglia di partecipare a qualcosa di straordinario che si ripete da centinaia e centinaia di anni.
C’ è quel cordone ombelicale invisibile tra il messinese e il suo territorio. Quel cordone che non ti fa partire o che ti fa tornare anche quando magari hai gettato le basi di una nuova vita a Milano o altrove…
È democratica la Vara, anzi socialista. Nel senso che la fatica e il sudore sono divisi in parti uguali. Non guarda ceto sociale, accanto al professore universitario (pochi per la verità) puoi trovare l’ operaio.
Non guarda la fedina penale: accanto al pregiudicato ci trovi colui che non si è mai scontrato con la legge.
Certo c’ è una parte di esibizione. Esserci comunque anche se non in mezzo alle corde perché devo apparire nelle fotografie e nei filmati. E’ politicamente corretto.
Mille tiratori, centomila fedeli, centinaia di uomini delle forze dell’ Ordine, centinaia di politici.
Viva Maria