LA PIZZA ITALIANA, PATRIMONIO DELL’UMANITÀ
Il 17 gennaio si celebra il World Pizza Day, la giornata mondiale che festeggia la Pizza e l’Arte tradizionale dei pizzaioli italiani.
Iscritta nel 2017 dall’Unesco, nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, la pizza in Italia un consumo giornaliero di 5 milioni tra tonde, al taglio, al tegamino e al metro.
La ricetta della pizza margherita è preferita dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, rigorosamente con una crosta a cornicione e una cottura in forno a legna e poi quelle condite con un solo ingrediente come il prosciutto, i funghi e tra le pizze più consumate in Italia, c’è quella bianca, con una base di sola mozzarella, arricchita con diversi ingredienti che cambiano di regione in regione rispettando, produttività locale, stagionalità.
Le difficoltà legate alle restrizioni per la Pandemia, secondo un sondaggio di Coldiretti, non hanno penalizzato il settore anzi il 34 per cento dei consumatori italiani ne ha privilegiato la scelta alimentare, con il 23% che ha scelto l’asporto o la consegna a domicilio, mentre l’8% ha fatto ricorso al fai da te e un 3% che ha aumentato la frequentazione delle pizzerie.
Ma gli italiani non sono nel mondo gli unici grandi consumatori di pizza: francesi e americani, amano non soltanto recarsi in pizzeria ma anche acquistare il prodotto surgelato da cuocere nel forno domestico.
La versione precotta della pizza, viene scelta da molti consumatori come base da arricchire con numerosi ingredienti che variano in base alla tradizione dei gusti della nazione come salsiccia e patatine fritte per gli americani, o formaggi per i francesi. Così come sono molti i britannici, belgi, austriaci e portoghesi estimatori della pizza, che è nata a Napoli, ma come sostiene Coldiretti, diventata planetaria, con gli americani che sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno, e staccano spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono questa particolare classifica culinaria.
Pochi piatti sono comunque considerati americani come la pizza, che a Napoli era un tipico street food ante litteram, ove anche nelle rare pizzerie con tavoli, già dalla metà del XIX secolo, si consumava quasi sempre per strada.
Il primo vero locale esclusivamente dedicato alla produzione e al consumo di pizza nacque invece a New York nel 1911 e poi da lì, con il ritorno in Italia di molti migranti di prima generazione, se ne avvio la diffusione popolare. Tra i prodotti simbolo della cucina italo-americana vi è quella pizza arrotolata, nota anche come pizza Stromboli, piatto originario di Philadelphia in Pennsylvania; l’impasto avvolge formaggi italiani, in genere mozzarella; salame, capocollo, bresaola e verdure.
Simile al calzone, la pizza arrotolata si differenzia per forma cilindrica e l’assenza di salsa di pomodoro. Venne inventata nel 1950 nel locale Romano’s Italian Restaurant & Pizzeria, a Tinicum Township, appena fuori Philadelphia,uno dei primi ristoranti italiani nella contea di Delaware, aperto dal 1944. Il suo proprietario Nazzareno Romano aveva sperimentato la ricetta di una “pizza imbottita” o ” ripiena” farcendo la pasta per preparare il pane, con prosciutto, cotechino, formaggio e peperoni. Fu omaggiata con il nome del vulcano Stromboli, denominazione ancora in uso, coniata per ossequiare l’omonimo film di Roberto Rossellini, girato alle isole Eolie nel 1950. E sempre negli Stati Uniti, alcune pizzerie storicamente importanti furono scelte come testimonial o tutor da editorialisti e scrittori di guide negli anni ’30 e all’inizio degli anni ’40. Fu il caso della Pizzeria Napolitana di Tom Granato fondata nel 1924 al 907 W. Taylor St a Chicago; quella di Lupo a San Francisco e quella di Salvatore “Sally” Consiglio a New Haven CT.
L‘arte del pizzaiolo napoletano rimane unica, quale raffinata pratica culinaria, composta da diverse fasi relative alla preparazione dell’impasto e alla sua cottura nel forno a legna, con movimento rotatorio nel forno, ancora oggi custodita e tramandata da generazioni di “maestri pizzaioli”.