La “navigazione” del cioccolato
Il 16 aprile 2020 da Civitavecchia è stata programmata a bordo della Costa Pacifica, la prima Eurochocolate Cruise, una crociera interamente dedicata al cioccolato: una settimana nel Mediterraneo alla scoperta di tutti i segreti e i gusti del “re della dolcezza” con corsi, degustazioni, laboratori, show cooking e incontri a bordo e a terra, con grandi Maestri Cioccolatieri. Tra gli appuntamenti anche un incontro per guidare passeggeri ed ospiti alla scoperta della storia e delle peculiarità del famoso cioccolato di Modica, la “ciucculatta muricana”. Quello della via del mare per il cioccolato non è una novità ma la conferma del legame profondo tra la sua diffusione nel mondo e la terra precolombiana, attorno al mille avanti Cristo, quando gli Olmecchi scoprirono che macinando i semi di cacao e mescolandoli con farina di mais, spezie e acqua calda, si otteneva una bevanda energetica a cui verrà dato il nome di chocolat.
Recenti studi hanno trovato tracce del primo uso di cacao per scopi alimentari risalenti a 5.300 anni fa, in Ecuador. Il saggio, pubblicato su Nature Ecology & Evolution, sposta anche il centro originario della produzione del cacao dall’America Centrale al Sud America e grazie all’archeologo Michael Blake, ricercatore dell’università della British Columbia di Vancouver, in Canada. Esaminando frammenti di vasi con residui carbonizzati di cottura, le analisi hanno individuato granuli di amido simili a quelli presenti nei baccelli di semi dell’albero di cacao. L’analisi chimica ha poi hanno individuato tracce di teobromina, un alcaloide presente solo nei semi di cacao maturo e il dna estratto dalle ceramiche era compatibile con quello dell’albero di cacao moderno. La datazione al carbonio del sito archeologico di Santa Ana-La Florida nel Canton Palanda, appena a nord della sua capitale regionale ecuadoriana di Zamora Chinchipe, da cui arrivavano i reperti, ha di fatto evidenziato che gli abitanti consumavano abitualmente cacao già 5.300 anni fa, proprio nell’area di origine del Cacao National, varietà che cresce sulla costa del Pacifico in Ecuador e dal quale si ricava il pregiato cioccolato. La presenza di conchiglie e altri resti “marini” all’interno del sito archeologico, hanno anche confermarono gli scambi presenti tra la popolazione che viveva sulla costa e quella che si era insediata nella foresta amazzonica, come i Mayo Chinchipe. E lì, dalla costa, potrebbe essere iniziato il viaggio del cacao verso l’America Centrale. Il viaggio via mare il cioccolato lo affrontò, secondo alcune fonti storiche, con il primo contatto il 13 agosto 1502 al largo dell’Isola dei Pini (Isla de los Pinos, oggi Guanaja), nell’arcipelago delle Isole della Bahía, a circa 70 km dalla costa a nord dell’Honduras). Fu un incontro tra una canoa maya e una nave spagnola, in cui un ragazzino osservò con stupore come alcuni commercianti appartenenti a quell’antica civiltà mesoamericana si affrettavano a raccogliere delle “mandorle” che gli erano cadute sul ponte della nave dove il giovane stava viaggiando.
Quel giovane tredicenne era Hernando Colón, secondogenito di Cristoforo Colombo, nato a Cordóba nel 1488 dalla relazione con Beatriz Enriquez de Arana, che accompagnò il padre nell’ultimo quarto viaggio, durante il quale l’esploratore genovese, accompagnato dal fratello Bartolomeo, giunse alle coste del centroamerica. Le quattro navi concesse dai reali spagnoli, tra cui la Santiago chiamata Bermuda per via del proprietario, Franciso Bermudez, Gallega, pilotata da Pedro de Terreros, e Vizcaina, comandata da Bartolomeo Fieschi, erano salpate da Cadice il 9 maggio 1502.
Hernando in” Le Histoire di Cristoforo Colombo”, scritta tra il 1537 e il 1539 ed edita nel 1678, racconta l’episodio «Sembrava che stimassero molto [i semi di cacao], perché quando vennero caricate sulla nave le cose che trasportavano, notai che dopo che alcune di quelle mandorle caddero sul ponte, tutti si affrettarono a raccoglierle, come se gli fosse caduto un occhio».
Soltanto con la conquista della Indie Occidentali ad opera di Hernàn Cortés che aveva portato i semi di cacao a Carlo V nel 1528, si comprese la potenzialità dei semi di cacao e soltanto intorno al 1580, si avviò la loro spedizione in Europa. Apparvero le prime cioccolaterie nella penisola iberica e, grazie agli scambi commerciali, alla curiosità dei viaggiatori e alle cerimonie reali, quella calda bevanda aristocratica, si diffuse in tutta Europa. Il primo carico documentato di cioccolato verso l’Europa a scopo commerciale viaggiò su una nave da Veracruz a Siviglia nel 1585 ma nel XVII secolo i velieri che trasportavano il cacao cambiarono bandiera con gli olandesi che, abilissimi navigatori, strappano agli spagnoli il predominio commerciale del cacao e conquistarono il controllo del mercato mondiale di un prodotto che divenne un lusso tra i nobili d’Europa.
La bevanda si diffuse poi nelle Fiandre e quindi in Italia per opera del fiorentino Francesco Carletti che tra il ‘500 e il ‘600 visitò il Messico, la Colombia e Panama e nel 1604 scrisse «…Questo frutto serve ancora di moneta … il suo principale consumo è una certa bevanda che gli indiani chiamano cioccolata, la quale si fa mescolando dette frutte, che sono grosse come ghiande, con acqua calda e zucchero, ma prima secche molto bene e abbrustolite sul fuoco…».
E in tempo di pandemia con la limitante “clausura” per la ristorazione, non resta che attendere il 7 luglio 2021, giornata mondiale del cioccolato, per festeggiare un ritorno alla normalità proprio nella giornata in cui nel 1847, il cioccolataio inglese Joseph Fry (1728-1787), inventò a Bristol la prima tavoletta di cioccolata.