Ivo Blandina in difesa del Marina Del Nettuno: “È un fiore all’occhiello della città l’ho creato e lo custodisco, parlare e fare poco è da Buddaci “
L’ imprenditore interviene nel dibattito sul “Waterfront” che vede, in alcune posizioni, una minaccia per il porticciolo turistico creato con fondi privati ventitre anni fa riqualificando un’area completamente degradata ed abbandonata.
A intervalli più o meno ravvicinati la città si accorge di avere una riva al mare, di poter legittimamente aspirare ad avere un lungomare tra i più belli del mondo; come quelli di Los Angeles, Rio de Janeiro, Barcellona, Cannes o come quello, meno esotico ma altrettanto magnifico, di Reggio Calabria.
Ma se il dibattito cittadino si riapre ciclicamente è il segno evidente che da decenni pratichiamo l’esercizio che ci contraddistingue: parlare tanto e fare poco, meritando il simpatico appellativo che ci associa ad una specie ittica indigena.
Che sia questa la volta buona? Sembra di sì, visto l’attivismo e la concretezza con cui è stato avviato un percorso aperto e partecipativo (abbiamo scoperto l’ “open government ” ), accompagnato da un plauso unanime e da un entusiasmo che fa ben sperare che, finalmente, ci siamo.
Attore protagonista è l’Adsp dello Stretto, il suo presidente Ing. Mega ha messo in campo risorse e professionalità per far si che si arrivi presto alla definizione dei contenuti di un bando per la progettazione della fascia costiera che dalla foce del boccetta arriva a quella del torrente Annunziata.
In questi giorni riecheggiano però i soliti slogan, un pò abusati per la verità, ispirati da valori condivisi ma talvolta conditi da un approccio ideologico; tutti noi pensiamo a spazi aperti e fruibili, tutti noi vogliamo la restituzione del bello e di quella parte di memoria che faceva di Messina una città vivibile ordinata, vivace e attiva culturalmente.
Auspicando una azione complessiva di recupero ambientale e funzionale da cui far partire un processo più ampio di valorizzazione del patrimonio paesaggistico, ma anche storico-architettonico e monumentale della nostra città.
Anche la sostenibilità ambientale è tema prioritario universalmente riconosciuto, obiettivo irrinunciabile e coerente con il green deal che orienta le politiche dell’Unione e nazionali.
E, finalmente, si parla della sostenibilità economica, del mantenimento di attività esistenti e di quelle nuove che è possibile insediare nel rispetto delle volontà e dei desiderata dei cittadini. Sostenibilità che significa, anche, mantenimento degli attuali livelli occupazionali e possibile incremento di quelli futuri, valorizzazione delle competenze e delle professionalità, opportunità per i giovani che vorranno lavorare in questi ambiti, in tutti quei settori e attività che hanno attinenza con la risorsa mare.
Considerare valore, capitale sociale, tutto ciò che può rimanere attivo e tutto ciò che anche domani, immaginiamo, possa trovare una localizzazione idonea e compatibile in questa porzione di territorio.
Bene, se la traiettoria è questa possiamo concederci fiducia e ottimismo.
Viceversa, se prendesse piede la fantasiosa quanto malaugurata voglia di buttare l’acqua sporca con tutto il bambino, ci troveremmo di fronte ad una desertificazione produttiva e occupazionale senza senso.
In generale, preoccupa l’assenza di un censimento delle aziende presenti nell’area, in quale settore sono attive, quanti dipendenti hanno e che incidenza hanno sul territorio che le accoglie, non solo in termini economici.
In altre realtà (città porto come Messina), si è assicurato che trovassero utile localizzazione in altri spazi o, addirittura, sono state mantenute come elemento produttivo (compatibile col nuovo assetto) testimonianza di storia, cultura e identità produttive, appunto.
Il riferimento puntuale è il Marina del Nettuno.
Sulle prime slide di presentazione delle attività di supporto tecnico, avviate dal dipartimento di Ingegneria di Unime per la definizione delle linee che saranno oggetto del bando per la progettazione, sono state inserite delle foto storiche del tratto di costa in questione a dimostrazione di come negli ultimi 60 anni siano stati fatti interventi scollegati da una visione di insieme e con stravolgimenti dovuti alle attività di traghettamento e ad altre attività economiche e di servizio (ex gasometro, per citarne uno), per non parlare della realizzazione di nuovi padiglioni nel quartiere fieristico prima potenziato e poi totalmente svuotato delle manifestazioni e poi abbandonato per la liquidazione dell’Ente che lo gestiva.
Una rappresentazione di come negli anni, pur tenendo conto di cosa sia successo in questo ampio arco di tempo, sia cambiato tutto, in peggio ma con qualche eccezione.
C’è una fotografia storica che racconta come era il tratto di passeggiata a mare tra la sede del circolo Thalatta (120 anni di storia delle discipline legate al mare) e lo sbarcadero ai piedi della scalinata, nei pressi della Batteria Masotto; in quella immagine, ma ce ne sono tante altre, si distingue il muro in pietra lavica che dal livello pedonabile (la passeggiata, appunto) arriva fino in acqua, rendendo evidente che non era possibile scendere e camminare al livello del mare.
Altre foto raccontano le fasi che hanno portato alla realizzazione della “banchina del buon tempo”, lavori iniziati a metà degli anni 80, sospesi per il fallimento della ditta appaltatrice, ripresi e completati ad inizio degli anni 2000. Il progetto prevedeva la realizzazione di una struttura per l’ormeggio di imbarcazioni da diporto, senza opere di protezione, da utilizzare esclusivamente nel periodo estivo, col buon tempo.
Nel 1997, dopo più di un anno di studi e analisi tecniche condotte dallo studio De Cola Associati, venne redatto il progetto del Marina del Nettuno. Seguirono la domanda e l’iter che portò al rilascio della concessione demaniale, con l’acquisizione di una trentina di pareri e di una serie di riunioni condotte dal Comandante della Capitaneria di porto sul tema della sicurezza dell’impianto e di possibili interferenze con le manovre di entrata e uscita dal porto. Riunioni alle quali parteciparono piloti del porto, ormeggiatori, i comandanti delle unità del gruppo FFSS e dei mezzi veloci, rimorchiatori e la marina militare.
L’impianto (il porto è un insieme complesso di attrezzature e apparati), ha utilizzato per la prima volta al mondo una tecnologia di protezione dal moto ondoso combinando la capacità di attenuazione di break water galleggianti con sistemi di ancoraggio ad assorbimento (seaflex), accoppiati a linee di ormeggio in cavo di Dyneema in sostituzione delle catene, il cui brandeggio sul fondo desertifica la posidonia e in generale l’habitat che lì risiede.
Il progetto è stato presentato dal progettista Ing. Sergio De Cola nell’ambito dell’assemblea mondiale del PIANC(organismo che rappresenta i progettisti di strutture marittime di tutti i paesi rivieraschi) per le innovazioni introdotte in un sito considerato estremamente interessante per la concomitanza di fattori ambientali straordinari e difficili.
Una istallazione senza alcun impatto ambientale e che non ha comportato la realizzazione di opere in cemento o l’utilizzo di una diga a gravità. Tutti i materiali impiegati sono riciclabili e per il legno si sono scelte essenze provenienti da boschi soggetti a controllo e rigenerazione. Insomma il primo vero porto verde del Mediterraneo!
Il Marina ha rappresentato una vera e concreta fase di rigenerazione di un ambito di assoluto degrado e abbandono, realizzata con risorse private e senza alcuna agevolazione e provvidenza pubblica.
A Messina, finalmente, è stato possibile accogliere un turismo qualificato e internazionale che fino a quel momento transitava direttamente dallo Ionio al Tirreno e viceversa, senza fermarsi.
Finalmente gli amanti del mare (non ricchi che ostentano “yacht” ma solo appassionati dell’andar per mare con la propria barca) trovano una struttura che gli permette di navigare tutto l’anno; la pesca sportiva, la vela, il girare sottocosta escoprire questo tratto di costa straordinario, diventano possibili e accessibili, come succede in ogni altra città di mare.
La città si apre agli eventi sportivi entrando in un circuito che la rilancia sui media nazionali per le diverse edizioni del Giro d’Italia a Vela di Cino Ricci, per i campionati invernali d’altura, per le manifestazioni di Big Game e pesca d’altura con equipaggi da tutto il mondo, per finire alle rievocazioni storiche e al Palio dell’Assunta tra i borghi della riviera e da ultimo il Record Offshore Messina-Vulcano-Messina
E ancora: il mare diventa accessibile a tutti i diversamente abili, ai non vedenti, ai bambini autistici, a persone affette da patologie psichiatriche con eventi che coinvolgono diversi soggetti impegnati nel terzo settore e istituzioni.
Suggestivi i nomi delle manifestazioni: “Andar per Mare” del centro Helen Keller, “Matti per la Vela”, per citarne alcuni.
E che il Marina del Nettuno assolva a funzioni e necessità di interesse pubblico è testimoniato dalla presenza delle unità della Guardia Costiera e della Polizia Municipale, della Polizia di Stato, dei gommoni per il servizio spiagge sicure, che da qui possono intervenire prontamente per il soccorso in mare e altre emergenze. Utilizzato anche per l’ormeggio delle unità adibite a pulizia e disinquinamento, dei barcaioli e degli ormeggiatori del Porto.
Avamposto in mare accessibile ha reso possibile lo sbarco di diverse vittime di eventi a bordo di navi in transito merci e da crociera, dal quale sono stati eseguiti diversi salvataggi. In occasione della collisione del Segesta Jet, da qui sono partite diverse unità da diporto che giunte sul luogo del disastro sono rimaste a disposizione dei soccorsi e hanno pattugliato il tratto di mare alla ricerca di possibili passeggeri caduti in acqua.
Il personale presente 24h assicura collaborazione continua e scambio di informazioni con Guardia Costiera, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Sanità Marittima per il rilevamento dei dati dì imbarcazioni e equipaggi in transito, specie per l’applicazione delle misure adottate per il contenimento del contagio da COVID 19.
Costante la collaborazione in attività di ricerca con l’istituto talassografico e l’acquario di Messina.
Il Marina è accessibile a tutti (basta suonare per farsi aprire) rispettando una esigenza di vigilanza che assicura l’indispensabile sicurezza di chi vi accede, ma anche per evitare l’accesso diretto dalle zone limitrofe non presidiate e che sono la prateria su cui numerosi incivili scorrazzano con motociclette e per la presenza di vere e proprie gang che, specie di notte, imbrattano e sporcano ogni dove vandalizzando arredi e illuminazione.
In ogni caso, come per qualsiasi banchina portuale, anche in considerazione delle sempre più stringenti misure di safetye security, è obbligatorio controllare gli accessi. Che sia un luogo accessibile è dimostrato anche dalle numerosissime manifestazioni culturali, alle quali hanno assistito migliaia di messinesi e di ospiti:
Messina sea jazz festival, 3 edizioni, con la partecipazione di jazzisti internazionali, Cinema divino, due edizioni con la presenza di registi, attori, sceneggiatori e produttori di vino De–scrivere Cinema, Lune di Jazz, 8 edizioni, rassegne di musica classica, redital di musica lirica, Concerti di musica antica siciliana, rappresentazioni teatrali, rassegne ed eventi enogastronomici di livello internazionale, presentazione di libri di importanti scrittori e saggisti, Sfilate ed eventi legati alla moda e agli stilisti siciliani, presentazioni di accordi per la ricerca applicata alla nautica, sede di tutte le edizioni della rievocazione dello sbarco di Don Giovanni d’Austria.
Come ogni azienda rappresenta valore generato e redistribuito, occupa stabilmente 20 dipendenti impiegati nell’assistenza alle imbarcazioni ed equipaggi e nella somministrazione esercitata nel bar e nel ristorante.
Il locale all’interno della Club House è diventato un riferimento internazionale dell’alta cucina, con numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero ed insieme al cocktail bar rappresentano un livello di qualità e di servizio che ha spinto verso l’alto tutto il comparto della somministrazione e della ristorazione; circostanza dimostrata da una ampissima rassegna stampa internazionale.
La struttura genera nell’indotto attività economiche e di servizio essenziale per la filiera in cui operano diverse aziende con l’impiego di decine di maestranze.
Tra tasse locali, canoni concessori, imposte e contributi, la struttura genera un gettito per le casse pubbliche di circa oltre 500.000 euro.
Ogni anno vengono investiti in attrezzature e manutenzioni, ma anche in formazione e sicurezza, circa 150.000 euro.
Gli investimenti previsti per il biennio 2022/2023 in adeguamenti e ammodernamenti, nonché su mezzi e apparecchiature con l’obiettivo di migliorare l’impatto ambientale ed energetico superano i 500.000 euro
Il marina ha adottato il Seabin, apparecchiatura capace di raccogliere ed eliminare in continuo 500 kg di plastica e rifiuti al giorno.
Il marina è la prima struttura green realizzata in Sicilia con una tecnologia che ha consentito di realizzare opere ad impatto ambientale nullo.
Primo porto turistico in Sicilia a ottenere il riconoscimento della Bandiera Blu.
Questa la breve storia, 23 anni di custodia e valorizzazione di un tratto di mare che è patrimonio di tutti.
Noi l’abbiamo realizzato e tenuto in ordine, pulito ed efficiente, accogliente e accessibile e finché potremo, fino a quando avremo la responsabilità di gestirlo, continueremo a prendercene cura con i nostri collaboratori, con i nostri marinai, e ad offrirlo ai cittadini e ai turisti come una cosa preziosa e unica, della città.