Giubileo 2025, aumentano i costi del cibo. Il vescovo: “Gesu’ “esperto di cucina.
Straordinarie opportunità al settore della ristorazione, con milioni di pellegrini previsti in arrivo a Roma che dovrebbero portare miliardi miliardi di euro nelle casse degli esercenti. Cucinare, secondo i valori Cristiani, non vuol dire solamente dare cibo, ma soprattutto prendersi cura del prossimo secondo i suoi bisogni.
Il 2025 è l’anno del Giubileo, apertosi con l’auspicio di Papa Francesco per “il primo segno di speranza”,e sta determinando la ripresa del Turismo nella Capitale infondendo fiducia tra ristoratori, albergatori e tour operator a Roma con una previsione di 35 milioni di presenze tra pellegrini e turisti.
Ma il Giubileo è anche motivo per un aumento indiscriminato dei prezzi nella ristorazione come emerge già dal costo medio di una “carbonara” lievitato a Roma fino a 15 euro, più del doppio rispetto al costo di qualche anno fa. Opportuno quindi l’accordo tra il Dicastero per l’Evangelizzazione e Fipe.
Confcommercio con il quale è stata promossa una rete di accoglienza di pubblici esercizi, “Gli Amici del Pellegrino”, per offrire un’ampia gamma di opzioni gastronomiche a condizioni agevolate, fruibili tramite i Buoni Pasto digitali Pellegrini. Il network è stato creato proprio per soddisfare le esigenze di centinaia di migliaia di fedeli, fornendo loro un’esperienza culinaria di qualità, a prezzi accessibili, con menù dedicati e offerte speciali, grazie alla collaborazione degli esercenti romani.
L’iniziativa ha anche l’obiettivo di valorizzare le eccellenze gastronomiche locali e sostenere l’economia del territorio durante il Giubileo, mentre qualche ristoratore ha ideato menù speciali per i pellegrini in visita nella Città Eterna all’insegna della spiritualità che incontra l’arte culinaria.
Il tema gastronomico legato al Giubileo era stato affrontato nell’estate del 2024 con lo speciale pellegrinaggio «In Cammino», durante l’appuntamento all’Abbazia Cisterciense di Chiaravalle della Colomba ad Alseno, in provincia di Piacenza.
Nel corso del confronto “Il Cibo, nutrimento del corpo e dell’anima” Mons. Franco Maria Giuseppe Agnesi, Vescovo ausiliare di Milano, ha rilevato che i Vangeli raccontano di un Gesù “esperto di cucina”.
Basti pensare al pesce arrostito per gli apostoli sul lago di Tiberiade, alla conoscenza di passaggi fondamentali come la lievitazione nella pasta, al riferimento alla giusta quantità di sale per insaporire il cibo, alla distinzione tra pesci buoni da mangiare e da scartare nella parabola sulla pesca. Appunti tratti dai Vangeli che avvalorano la dimestichezza di Gesù con la cucina.
La conosceva dei segreti e della tradizione della pratica culinaria del Nazareno è anche la tesi del teologo lombardo Giovanni Cesare Pagazzi che presenta nel volume La cucina del Risorto. Gesù cuoco per l’umanità affamata (Emi, 2014, Bologna) l’aspetto, forse non troppo considerato dalla cristologia, dell’abilità di Gesù “ai fornelli”, in rapporto al suo essere Dio, e quindi del significato teo-antropologico che riveste il cucinare, soprattutto per gli altri. Non solo predicatore e autore di miracoli, dunque, ma anche esperto di gastronomia, secondo Pagazzi, il Maestro non solo amava stare a tavola con la gente, ma era capace di far da mangiare.
Nella sua analisi delle fonti evangeliche, questa originale interpretazione mette in evidenza una inedita caratteristica del Figlio di Dio, che sapeva muoversi con disinvoltura tra lievito e farina, ortaggi e agnello, pesce alla brace e sale nella pasta. Il tutto in linea con i valori del cristianesimo: cucinare non vuol dire solamente dare cibo, ma soprattutto prendersi cura del prossimo secondo i suoi bisogni. “I testi evangelici restituiscono con ampiezza stupefacente il rapporto del Nazareno con la tavola e il cibo”, ricorda l’autore, citando le parabole in cui “il riferimento è lampante”: il banchetto di nozze del figlio del re, il padrone che serve a tavola domestici e fedeli, l’amministratore saggio che nutre i subalterni, il posto da occupare se invitati a un banchetto, o l’accoglienza del “figliol prodigo”.
Questo Anno Santo, sarà il XXV Giubileo universale ordinario della storia della Chiesa cattolica, e avrà un risvolto meno spirituale, offrendo straordinarie opportunità al settore della ristorazione, con milioni di pellegrini previsti in arrivo a Roma e una spesa media pro capite di 20-30 euro al giorno, che dovrebbe portare tra 1,2 miliardi e 2,7 miliardi di euro nelle casse degli esercenti.
Agli chef un suggerimento: prendere nota della prima testimonianza scritta di una ricetta per i pellegrini, tramandata da un cuoco al servizio della tavola comune della corte di Papa Martino V sul Soglio dal 11 dicembre 1417: “Prendi le fave, lavale bene in acqua calda e lasciale così tutta una notte. Poi falle bollire in acqua fresca, tritale bene e aggiungi vino bianco. Condisci con cipolla, olio di oliva o burro, e un po’ di zafferano” – questo piatto – “sarà buono per i chierici vaganti e per i pellegrini”.