De Gregori e Venditti cantano insieme un’Italia che non c’è più. Ideali e valori compresi.
I sentimenti che emergono dalle loro canzoni sottolineano la certezza che ci sarà sempre qualcuno che non ci abbandonerà mai. Ma oggi è davvero così? I due racconatano un mondo che sbiadisce e che anche attraverso le loro note vorremmo ritrovare nonostante il trascorrere del tempo.
Continua in tutta Italia il meraviglioso tour di Venditti e De Gregori. I due artisti hanno dato una nuova veste alle loro canzoni. Brani amati dalla gente e che nessuno riesce a cancellare dal proprio cuore.
Protagonisti indiscussi sul palco del Teatro Valle Dei Templi di Agrigento. Un concerto che poteva avere dei risvolti abbastanza diversi da quelli che ha avuto e non in termini di impatto emotivo, ma in termini di performance degli stessi cantautori.
Antonello Venditti e Francesco De Gregori sono due capisaldi del cantautorato italiano. Pochi giorni fa, De Gregori ha perso la moglie Chicca e, nonostante questo grande dolore, è salito sul palco con grande professionalità e ha cantato senza nessun problema. Un’esibizione che ha sottolineato ancora una volta la sua bravura e la sua grandezza.
Si sa, ad una certa età si sviluppa la memoria selettiva e capita di non riuscire a ricordare un numero di telefono o un luogo che abbiamo visitato, ma molto spesso non dimentichiamo i testi delle canzoni di tanti anni fa.
Venditti e De Gregori hanno regalato al pubblico due ore di spettacolo straordinario. Ma quale Italia ci stanno raccontando? Questa è un’ Italia che non esiste più, è un Italia che noi abbiamo archiviato, è un’Italia ricca di valori e di amore. Oggi, tutto sembra diverso e a ricordarcelo sono appunto le canzoni di Venditti e De Gregori.
L’attualità e l’universalità delle canzoni di Venditti, come “In questo mondo di ladri”, oppure delle canzoni di De Gregori, come “La storia” (siamo noi)”, sono indiscusse. La canzone “Notte prima degli esami” di Venditti ha accompagnato i nostri esami di maturità e quelle parole sono indimenticabili.
I sentimenti che emergono da alcune canzoni sottolineano la certezza che ci sarà sempre qualcuno che non ci abbandonerà mai. Ma oggi è davvero così?
Noi stiamo vivendo quest’altra Italia che non è più l’Italia che ci hanno raccontato Venditti e De Gregori. Penso alle canzoni “La leva calcistica del ’68”, “La donna cannone”, “Pablo” e a “Buffalo Bill” di De Gregori o a “Dimmelo tu cos’è”, “Ci vorrebbe un amico”, “Che fantastica storia è la vita” e “Alta marea” di Venditti.
Ogni nota e in ogni parola c’era qualcosa che noi avevamo trovato e che adesso vorremmo ritrovare. Colpisce il fatto che erano presenti al concerto persone appartenenti a diverse fasce d’età dai giovani agli anziani.
Tutti insieme a squarciagola, desiderando forse un’Italia diversa. Un’Italia disposta a credere negli ideali e che purtroppo sentiamo tanto lontana.
L’unione tra la musica e la società è posto al centro delle esperienze umane. La musica deve rappresentare il diritto dei giovani, e dei nostri figli, di credere ancora nella speranza e di puntare alla felicità. Dobbiamo aiutare le nuove generazioni ad affrontare le loro insicurezze e le loro paure. Il canto può essere rivoluzionario, perché è in grado di accarezzare la loro anima e di lenire il dolore.
Grazie a questi due Mostri Sacri della musica per quello che sanno donare alla gente, nonostante il trascorrere del tempo. Non è facile, in un mondo così individualista, riuscire a far sognare gli altri, ma Venditti e De Gregori sanno farci immaginare un futuro migliore.