Dalla pasta alla fascista di Don Pasquale alla pizza al banco di Granatari
L’ altra sera mentre uscivo dal cinema Iris, trovando chiuso un pub che si trova quasi attaccato, sono stato preso da un’ improvvisa nostalgia culinaria anni ottanta. Mi sono ricordato all’ improvviso di quella piccola trattoria, gestita a Ganzirri, da un simpatico personaggio: Don Pasquale. Con cinquemila lire a noi adolescenti dava un primo, un secondo e un calice di vino. Senza molti preamboli ti ripeteva a memoria la lista dei primi e dei secondi. Pochi piatti. Sempre gli stessi. Nessuna cucina gourmet intendiamoci. Don Pasquale, famosa l’ imitazione del folcloristico oste fatta in televisione dall’ ex comandante dei vigili urbani di Messina Calogero Ferlisi, chiamava a gran voce dal piano terra dove si trovavano i tavoli degli avventori, un fantomatico Carlo che si trovava al piano Superiore, indicandogli piatti e quantità. Altro che tablet e ordinazioni elettroniche. “Ittava du vociati”. Carlo, nessuno lo ha mai visto nemmeno nella parodia di Ferlisi, era sveltissimo. Nel menù c’erano la pasta che don Pasquale chiamava alla fascista perché condita con il sugo al nero di seppia, gli spaghetti con le vongole in bianco, gli spaghetti con le vongole in rosso e la pasta con vongole e cozze. Secondi: totani o calamari arrosto, pesce spada o simil pesce spada e gamberi arrosto. Stop. Non ricordo altro. Non credo che Carlo, da solo, da quella cucina al piano superiore potesse fare altro. In alternativa, ma questo lo facevamo anche nei giorni feriali e non soltanto il sabato o la domenica in cui prediligevamo invece la trattoria di Ganzirri, c’ era la pizzeria Granatari. Mi ricordo ancora il gusto di quelle pizze. Per pagare meno e per non far pesare sul conto il servizio, con i compagni di classe decidevamo spesso di consumare la pizza al banco. La pizza più gettonata era la Capricciosa. Impasto unico. Il menù delle pizze era meno vario di quello che troviamo ora ma noi alla fine andavamo via contenti. Oggi con il Pub chiuso per inventario, con don Pasquale passato a miglior vita da tempo, con la pizzeria Granatari che il tempo e gli agenti atmosferici si stanno divorando, proprio come noi facevamo con le sue pizze, non mi resta che tornare a casa. Per cena pane e mortadella.