Crisi Ucraina: sarà guerra anche nell’agroalimentare e del “Made in Italy”. Alle stelle il prezzo del grano.
Il paese è considerata infatti il «granaio d’Europa» serie le conseguenze sul prezzo del grano che balza alle stelle. L’agroalimentare sarà colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti Made in Italy presenti nella lista nera, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele, ma anche frutta e verdura. I ricordi vanno all’ Aprile del 1930 quando anche a Messina arrivò l’autotreno del grano.
L’ apprensione per la guerra va a sommarsi alle ansie di una popolazione provata da due anni di pandemia con restrizioni e limitazioni anche per l’accesso ai ristoranti, alimentando quel malessere generale, sospesi in un eterno presente senza la possibilità di guardare al futuro. Una particolare bolla spazio temporale fatta di grande incertezza, ove la crisi Ucraina, al di là delle implicazioni sull’approvvigionamento delle risorse energetiche di petrolio e gas, e al contemporaneo aumento dell’energica elettrica, sta prefigurando conseguenze alle quotazioni del grano, balzate del 2% in un solo giorno mentre il mais destinato all’alimentazione del bestiame ha raggiunto il valore massimo da sette mesi.
È quanto emerge anche dall’analisi della Coldiretti sugli effetti della crisi tra Russa e Ucraina alla chiusura del mercato future della borsa merci di Chicago che rappresenta il punto di riferimento mondiale delle che si trovano da mesi già su valori record del decennio.
Un aumento che ha rilevanti conseguenze anche per l’Italia con l’Ucraina che è il secondo fornitore di mais destinato all’alimentazione del bestiame nelle stalle con una quota di poco superiore al 20%, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.
Dall’Ucraina – continua la Coldiretti – arriva in Italia anche grano tenero per la produzione di pane e biscotti per una quota pari al 5% dell’import totale nazionale e un quantitativo di 107mila tonnellate nei primi dieci mesi del 2021. Un valore quasi doppio rispetto a quello proveniente dalla Russia (44mila tonnellate) dalla quale arriva anche il grano duro per la pasta (36mila tonnellate). L’Ucraina è considerata infatti il «granaio d’Europa», osserva Carlo Cosimi, presidente di Anra, l’Associazione nazionale dei Risk Manager, da cui l’Italia importa ogni anno circa 120 milioni di chili di grano (altri 100 milioni ne importa dalla Russia).
In una sola settimana, secondo la Coldiretti, il prezzo del grano è infatti balzato del 10%. A preoccupare – sottolinea la Coldiretti – è il fatto che il conflitto possa danneggiare le infrastrutture e bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali e il rischio concreto di carestie e tensioni sociali.
Tutto ciò si aggiunge alla situazione deficitaria per le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia che hanno perso 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo a causa dell’embargo deciso da Putin con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alle sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per la vicenda Ucraina.
Ed ora tutto ciò può acuirsi con le sanzioni europee in risposta all’operato di Mosca in Ucraina. L’agroalimentare è, fino ad ora, l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti Made in Italy presenti nella lista nera, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele, ma anche frutta e verdura.
La scarsità delle risorse porta al conseguente aumento dei prezzi del grano; la produzione del Canada, che è il primo esportatore di grano duro del mondo, nella scorsa annata è precipitata del 46%, da 6,5 a 3,5 milioni di tonnellate, il raccolto più scarso dell’ultimo decennio. Analogo crollo negli Stati Uniti, dove il raccolto si è dimezzato da 1,9 a 1 milione di tonnellate e con meno grano duro in circolazione i prezzi salgono e ci sarà una corsa all’accaparramento del grano italiano e la situazione si ripercuoterà principalmente sulle produzioni artigianali.
L’Ucraina è il terzo produttore al mondo di grano e la domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di un campo su cinque. Una sorta di “battaglia del grano “ che rievoca i temi della prima grande campagna di mobilitazione di massa con cui dal 1928 la propaganda di regime, cercò di ridefinire in Italia una sorta di gerarchia qualitativa dei cibi, stilata tenendo conto di quanto la penisola è in grado di produrre: uva, olive, pane, riso, pesce e pasta.
Tra le tante iniziative che furono messe in campo il passaggio nelle principali città italiane di un «autotreno del grano» – una colonna di automezzi dotata di cinematografo ambulante e altri mezzi di promozione – per diffondere le innovazioni tecniche in campo agricolo. Arrivò a Messina il primo aprile 1930 ed il 12 aprile si celebrò in città la giornata del pane.