Covid-19, tra finte maschere e falsi distanziamenti nella terra di Pirandello
Qualche giorno fa ho assistito ad una scena che la dice lunga su come si stia affrontando in città l’ emergenza Covid19.
Un gruppo di ragazzi che consumava all’ aperto un aperitivo dovendo, con cadenza di quindici venti minuti l’uno dall’altro, entrare nella parte del locale al chiuso per soddisfare i propri bisogni fisiologici, si passava, tipo staffetta olimpionica, un’ unica mascherina.
Cioè tutti, alla faccia delle precauzioni, del distanziamento, delle raccomandazioni varie, metteva su naso e bocca la stessa mascherina chirurgica. Tra l’altro sporca di rossetto. Segno che era stata usata chissà quante volte. Al bar, non in tutti, entrare senza mascherina, è la normalità. Spesso anche il personale ne fa a meno. L’ unica maschera che riusciamo a indossare è quella del cittadino modello.
Quello ligio alle regole ma solo a parole. Dal gestore che tiene sulle vetrine tutti i possibili avvertimenti da dare al cliente, non si entra senza mascherina, solo uno alla volta etc etc, al consumatore che si infastidisce se si chiede la mascherina. E che dire del distanziamento? Nessuno mantiene il metro e mezzo.
Le strette di mano e i baci sono all’ordine del giorno. Chi porge il gomito e rifiuta la mano viene preso per bacchettone. E allora fingiamo anche noi, molto spesso, di aver vinto la paura. Indossiamo la maschera del negazionista e stringiamo più forte, quasi a dimostrare quanto siamo capaci di sfidare il pericolo. Poi, quando nessuno ci guarda, tiriamo fuori il gel disinfettante e strofiniamo più forte che possiamo.
Le notizie che vengono dalla città su alcuni focolai che hanno portato ad una quarantina i nuovi casi di Covid non ci turbano.
“I giornali- diciamo indossando la maschera di San Tommaso- molto spesso esagerano”.
Poi però, se sentiamo un accento lievemente nordico o sentiamo che il nostro interlocutore è medico, fuggiamo. Quante maschere pur di non indossare quella giusta nei momenti in cui distanza e ambiente circostante dovrebbero preoccuparci. La Regione ha emanato un’ ordinanza in cui c’ è una stretta “mascherata”.
Si parla di stretta e di multe salate prendendo di mira discoteche o luoghi assimilabili dove obbligatoria è la mascherina e i centri per migranti. Il virus infatti, come sappiamo, ama il ballo, le feste in maschera e i migranti.
Siamo o no nella terra di Pirandello?