Com’è bello fare la pubblicità su Tik Tok.
Creare un Tik Tok è semplice e i video sono brevi, per cui questo favorisce la visione delle recensioni. Purtroppo, l’algoritmo a volte dà spazio a ciò che crea più clamore, incoraggiando in questo modo opinioni bizzarre ed eccentriche da parte degli utenti.
La nuova moda del momento? Fare pubblicità su Tik Tok. A quanto pare alcuni prodotti stanno andando a ruba grazie a Tik Tok. Questo fenomeno sta favorendo l’apertura di negozi che si occupano della vendita di prodotti diventati ormai virali. Lo spiega in un dettagliato articolo sul portale Mashable italia, Eleonora Pepe.
La giustificazione di molti iscritti alla piattaforma è sempre la stessa: “l’ho comprato per colpa di Tik Tok”. Il mercato americano ha deciso di soddisfare le domande, creando negozi ad hoc.
Marc Williams, ragazzino di 15 anni che ha celebrato l’inizio di questa tendenza con il suo “Viral Trends NY”, un’attività commerciale che si occupa della vendita dei gadget di TikTok.
A Downtown Manhattan troviamo la tiktoker Emma Rouge che ha realizzato il suo “TikTokBlock”, negozio riservato alla vendita degli abiti vintage.
Tantissimi i prodotti introvabili come: la crema detergente The Pink Stuff, i leggings Aerie e il correttore verde Dr. Jart Cicapair e molti altri.
Creare un Tik Tok è semplice e i video sono brevi, per cui questo favorisce la visione delle recensioni. Purtroppo, l’algoritmo a volte dà spazio a ciò che crea più clamore, incoraggiando in questo modo opinioni bizzarre ed eccentriche da parte degli utenti. Oltretutto, possono esserci commenti non molto gentili, visto che non vengono controllati da nessuno.
Ad oggi in molti si limitano a guardare le recensioni e non decidono di comprare subito ciò che viene pubblicizzato.
Tantissime volte mi sono occupato di Tik Tok, analizzando i pro e i contro di questa applicazione che ormai sta spopolando tra i preadolescenti e gli adolescenti. Inutile negare che dietro a Tik Tok, cosi come dietro a tutte le altre piattaforme, si celano diversi interessi economici. Ovviamente, le società che gestiscono i social sono curate da grandi personalità imprenditoriali. Si tratta di imprenditori che hanno fiutato quanto siamo disposti a cedere le nostre emozioni, la nostra privacy, la nostra intimità per farci giudicare e approvare dagli altri.
Chi gestisce i social network, o in generale i social di successo, vuole soltanto ottenere il massimo dalla profilazione dei suoi iscritti e guadagnarci un bel po’. Non a caso sono i più ricchi del mondo. Tutti hanno bisogno di loro. Nessuno ormai può più farne a meno. Una volta i più ricchi del mondo erano quelli che costruivano auto, aerei, navi o i titolari di grandi gruppi tessili. Oggi sono gli imprenditori a capo di Amazon, Google, Microsoft, TikTok, Facebook, Instagram, WhatsApp.
Pertanto, la vendita di prodotti virali fa parte sempre di un processo di “vetrinizzazione” di cui ha parlato il sociologo Zygmunt Bauman “oggi non siamo felici ma siamo più alienati, isolati, spesso vessati, prosciugati da vite frenetiche e vuote, costretti a prendere parte a una competizione grottesca per la visibilità e lo status”. Ormai tutto viene esposto in vetrina e tutto fa parte di un gigantesco catalogo da sfogliare, comprese le persone.
I social network sono delle vere e proprie piazze virtuali che hanno modificato il nostro modo di vivere e sono in grado di coinvolgerci sotto diversi punti di vista, grazie alla pervasività dei flussi di comunicazione.
Le nostre vite sono sempre più regolate da Facebook, Google, Twitter, Whatsapp, Youtube e da TikTok e non abbiamo tempo, per cui ricevere dei consigli per gli acquisti dalle piattaforme che amiamo ci aiuta ad acquistare senza bisogno di riflettere molto.
Insomma, rendere un prodotto virale apre nuovi scenari di guadagni ed interessi per le aziende e per il Tiktoker, o la Tiktoker, che veicola il messaggio pubblicitario. Possiamo solo sperare che nessuno di noi si illuda che si tratti di …oggetti miracolosi.