Cene delle feste: è l’ora di riciclare e congelare.
Il il 5 % del cibo acquistato nelle festività finisce buttato. Tra le tecniche si conservazione, nella storia, primeggia la surgelazione scelta da sette italiani su dieci per comodità. La nscita del frigidaire.
Durante il periodo delle festività natalizie e di fine anno si calcola che circa il 5 per cento dei cibi comprati sia buttato. Il dato non caratterizza solo il particolare periodo perché in Italia, ogni anno, si gettano oltre 30 chili di cibo a testa. I dati del report 2022 dell’Osservatorio Waste Watcher registrano un aumento del 15% degli sprechi alimentari che si possono combattere acquistando solo gli alimenti necessari e imparando a riciclare le eccedenze in cucina, rigenerandole con nuove ricette o anche conservandole.
Diecimila anni fa si usava la tecnica della salatura che disidratando l’alimento e impedendo ai microrganismi la loro sopravvivenza, evitava che il cibo marcisse.
Nel 1842 in Inghilterra fu depositato un brevetto per la rapida congelazione del pesce mediante immersione in una salamoia mantenuta a bassa temperatura, ma fu solo attorno al 1880 che ebbe inizio la vera e propria conservazione industriale degli alimenti con l’avvento delle prime macchine frigorifere.
Dalle iniziali “ghiacciaie” domestiche, casse di zinco coibentato ove si posizionava il ghiaccio acquistato al dettaglio nelle latterie o direttamente nelle fabbriche, presenti in moltissime famiglie dagli inizi del secolo fino agli anni ’30, si è arrivati ad apparecchi in grado di produrre automaticamente il freddo; erano i primi “frigidaire” o frigoriferi.
Solo negli anni Sessanta entrarono nelle case degli italiani gli elettrodomestici del freddo; nel 1958 il 13% possedeva un frigorifero, nel 1965, la percentuale era quadruplicata raggiungendo oltre la metà della popolazione (55%). Oggi tutte le famiglie italiane dispongono di un frigorifero moderno nelle varie tipologie, ove conservare il cibo ed anche il congelatore, di più recente introduzione, che fatto apprezzare i surgelati.
Un deciso passo avanti nella tecnologia la si era avuta con l’osservazione di pescatori a Innu in Labrador, che suggerì nel 1924 a Clarence Birdseye, biologo newyorkese, il metodo del congelamento rapido per la conservazione dei cibi.
Solo dal 1930 si poté trovare sul mercato una completa linea di prodotti surgelati: i primi furono i filetti di merluzzo, poi altri tagli di carne e pesce, oltre a frutta e verdure come spinaci e piselli. In pochi anni nella maggior parte dei negozi di alimentari americani si trovava un reparto surgelati mentre in Italia la rivoluzione del gelo, arriverà con una decina d’anni di ritardo, approdando nel 1964; traguardo che coincise con gli anni del miracolo economico e con la nascita di una cultura agroalimentare, fino a quel momento, basata sui soli prodotti freschi o conservati.
Negli anni ‘70, i pasti divennero “strutturati”, si cominciava a mangiare più spesso fuori casa, si sperimentavano nuovi cibi e modalità di consumo e si mostrò più disponibilità all’uso di ingredienti surgelati parzialmente o del tutto pronti per l’uso in cucina; una svolta che l’industria dei surgelati ha subito cavalcato con i primi supermercati forniti di banchi frigo.
Dai bastoncini di pesce, prodotto “iconico” per eccellenza consumato abitualmente da oltre 10 milioni di famiglie, ai vegetali, sempre in cima alle preferenze frozen, dei consumatori italiani che nel 2021 ne hanno consumati oltre 250.000 tonnellate; dalle pizze surgelate, che hanno vinto la concorrenza di quelle fresche da banco nei supermercati, alle patatine fritte, che da sole rappresentano quasi il 15% del volume totale degli alimenti surgelati consumati in Italia; si è giunti ai piatti pronti, rimbalzati nelle scelte negli anni ‘90 perché capaci di coniugare le caratteristiche tipiche dei prodotti surgelati con la tradizione gastronomica italiana e mediterranea.
Un sondaggio della IIAS, l’Istituto Italiano Alimenti Surgelati costituitosi nel 1963, commissionato alla Astra Ricerche evidenzia, che per circa 7 italiani su 10 la principale motivazione d’acquisto di surgelati è la comodità, che permette di tenerli sempre in freezer, a portata di mano. Un terzo degli intervistati li predilige per la velocità con cui si preparano piatti elaborati e un’analoga percentuale del campione li sceglie per la bontà e il piacevole gusto.
L’unica controindicazione è non imitare Woody Allen il quale rispondendo alla domanda: Ma tu cuoci solo cibi surgelati? rispose: Cuocerli? E chi li cuoce? Io neanche li scongelo. Li succhio come se fosseero ghiaccioli !