Cannoli e tortellini sulle monete da cinque euro
La Zecca di Stato dedica alla cucina la speciale collezione numismatica ispirata al genio italiano.
Che voce avrai tu più, se vecchia scindi / da te la carne, che se fossi morto / anzi che tu lasciassi il “pappo” e ‘l “dindi” […]: sono i versi che Dante utilizza nel XI canto del Purgatorio, per indicare il linguaggio della prima infanzia, quando si chiama il pane ‛pappo ‘ e il denaro ‛dindo’, ma appropriati per legare le due parole cibo e monete, che decodificano la nuova collezione numismatica emessa per il 2021, dal Ministero e delle Finanze e coniata dal Poligrafico e Zecca dello Stato.
La collezione del nuovo anno è costituita da 15 soggetti ispirati a storia, arte, sport, scienza, natura ed eccellenze enogastronomiche italiane. La creatività e il genio italiano, riconosciuti in tutto il mondo, vengono celebrati oltre che dalle emissioni per Dante, Caravaggio ed Ennio Morricone con quelle per il cannolo, il passito siciliano, il tortellino e il lambrusco modenese impresse in due monete da collezione da cinque euro. Ogni anno la Zecca oltre a coniare le monete abitualmente circolanti, realizza una edizione della Collezione Numismatica della Repubblica Italiana, con monete destinate al collezionismo. Una delle serie, inaugurata nel 2020 col nome “Sapori d’Italia”, è dedicata alla cultura enogastronomica del nostro Paese e celebra le eccellenze di ogni regione.
Due cannoli siciliani e un bicchiere di Passito in primo piano su una decorazione tipica della ceramica di Caltagirone, una colonna tortile barocca con capitello corinzio, ispirata dall’interno della Chiesa Madre di Palazzolo Acreide, sono i protagonisti della nuova collezione di monete che omaggia la tradizione enogastronomica siciliana. Il cannolo, cialda di pasta fritta, detta “scoccia” – la scorza-, con un ripieno a base di ricotta di pecora è un dolce inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Secondo gli storici, il primo a farne cenno è stato addirittura Cicerone, nel 70 a.C. che durante un viaggio in terra di Sicilia rimase ammaliato da un “Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus”, ovvero un tubo di farina ripieno di morbida crema di latte. Oggi le varie zone dell’Isola sono omogene per la lavorazione della ricotta, rigorosamente di pecora e freschissima, mentre si differenziano per le guarnizioni finali nella decorazione delle estremità del cannolo, ove figurano o canditi, o granella di noci o di pistacchi. Il passito è il vino ottenuto da uve sottoposte a procedimenti di disidratazione, più o meno avanzata; sull’isola si può trovare il Passito di Pantelleria ottenuto dal vitigno ad alberello, lo zibibbo, Malvasia delle Lipari, il Passito di Noto e tanti altri vini dolci eredi di una ricca storia millenaria.
Sull’altra moneta emessa quest’anno, il tortellino declinato quale specialità tipicamente emiliana, rappresentato insieme ad uno spicchio di Parmigiano Reggiano e ad un calice di Lambrusco, uno dei vini che meglio si abbina. Il tortellino che nasce dalle esigenze della antica cucina povera di impiegare la carne eccedente dalle tavole dei nobili, oggi è fatto di pasta all’uovo. Il ripieno per la versione bolognese, è di lombo di maiale marinato per 2 giorni con aglio, rosmarino sale e pepe, cotto successivamente in un tegame a fuoco lento con una noce di burro, a cui si aggiunge un trito di prosciutto crudo, mortadella, parmigiano, un uovo, noce moscata; per la versione modenese macinato finemente: lonza di maiale tagliata a cubetti e saltata in padella, prosciutto crudo, mortadella, parmigiano stagionato, una o due uova, noce moscata, pepe bianco e sale. La sua forma è fatta risalire alla una leggenda che ne indicava la somiglianza all’ombelico di Venere. Lo storico Alessandro Cervellati, nel suo manoscritto parla dei “Tortellum ad Natale” nelle tavole dei bolognesi già nel secolo XII ma riferimenti letterari appaiono fin dai primi del 1300, in una ricetta in dialetto Modenese “torteleti de enula”, mentre nel ‘400 il tortellino viene addirittura citato nel Decamerone del Boccaccio. ai tortellini in brodo.