Apple a caccia dei pedofili: le foto dei cellulari verranno scansionate
Il sistema che andrà ad individuare le foto di abusi sessuali sui minori si chiama “neuralMatch” che controllerà, attraverso una scansione, ogni immagine prima che venga caricata su iCloud.
Le nostre vite sono sempre più regolate da Facebook, Google, Twitter, Youtube, Instagram, Whatsapp, TikTok; ciò non significa solo che siamo sempre connessi e che le nostre relazioni si costruiscono attraverso i social media, ma vuol dire soprattutto che siamo guidati dalle funzionalità sviluppate all’interno di queste interfacce tecnologiche, che sono più o meno fruibili in funzione del supporto di cui disponiamo. E questo apre a un’ulteriore riflessione che riguarda le opportunità di accesso alle tecnologie, che in questo mondo globalizzato non sono uguali per tutti; anzi proprio le possibilità di accesso alla tecnologia tendono a marcare in modo ancora più netto le diseguaglianze e sottolineano diverse problematiche che derivano da una vita vissuta nel mondo virtuale.
Proprio in rete si consumano, molto spesso, reati che riguardano giovani e giovanissimi. Mi sono occupato in diverse occasioni di violenza sui minori, soprattutto in relazione ai crimini legati al cyber bullismo. La rete è una trappola quasi perfetta per attirare i giovani, ma anche i bambini, all’interno di meccanismi rischiosi come la pedopornografia. Recentemente ho affrontato, in diversi interventi e articoli, il tema delle Challenge ovvero prove di coraggio insensate che rappresentano un vero pericolo per i nostri ragazzi.
Un recente articolo di HuffPost riporta la notizia che Apple, azienda multinazionale statunitense che produce sistemi operativi, smartphone, computer e dispositivi multimediali, con sede a Cupertino, in California, ha intenzione di scansionare gli iPhone degli Stati Uniti per scovare ogni tipo di immagine che dimostra abusi sessuali sui minori.
La notizia è stata accolta con favore dalle associazioni che si occupano di proteggere i minori, ma alcuni ricercatori hanno paura che il sistema possa violare la privacy dei cittadini se non addirittura controllarli.
Il sistema che andrà ad individuare le foto di abusi sessuali sui minori si chiama “neuralMatch” che controllerà, attraverso una scansione, ogni immagine prima che venga caricata su iCloud. Tutto verrà analizzato da un essere umano e una volta riscontrato il reato di pedopornografia, l’account dell’utente verrà disattivato e il Centro nazionale per i bambini scomparsi e abusati verrà messo al corrente di quanto è stato rilevato.
Apple ha avvertito che anche i messaggi crittografati verranno scansionati e questo ha destato diverse preoccupazioni nei sostenitori della privacy. Il sistema comunicherà solo le immagini già presenti nel database del centro di materiale pedopornografico noto.
Ancora una volta ci preoccupiamo della nostra privacy quando, giorno dopo giorno, regaliamo i nostri dati ad ogni tipo di applicazione e a qualunque sito internet. Cercare di compiere dei passi avanti per combattere la pedopornografia è fondamentale, visti il continuo ripetersi di episodi terribili a danno di quella che è la categoria più fragile.
Frequentemente, intorno a minori vittime di violenza, si creano vere e proprie barriere di omertà in cui parenti, vicini e compagni di classe, pur essendo a conoscenza degli episodi di violenza, maltrattamenti e abusi sessuali, decidono di non denunciare l’accaduto alle autorità competenti per paura o per vergogna.
Servono politiche educative e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, degli insegnanti e del personale della scuola, dei medici di base, degli psicologi e delle famiglie, incrementando negli stessi la capacità di riconoscere gli indizi di condotte poco chiare. Ci vuole una Scuola per Genitori. Un impegno determinato da parte di tutti per comprendere come si sta trasformando la nostra società e quali sono le nuove esigenze educative, oltre a combattere le gravi emergenze. I genitori devono sapere che esiste il parental control, per vedere a quali siti accedono e quanto navigano i loro figli.
Un recente articolo del Corriere della Sera ha riportato i dati di una ricerca che sono stati spiegati dalla criminologa e ricercatrice presso la Middlesex University di Londra, Elena Martellozzo, e dalla Polizia Postale. A quanto pare a livello globale il 30 per cento dei bambini fra gli 11 e i 12 anni guarda pornografia online. In Italia il 44 per cento dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni.
Il 59 per cento dei maschi afferma di aver cercato spontaneamente i siti di pornografia online, mentre la percentuale delle ragazze si ferma al 25 per cento. Spesso registrarsi su alcuni siti è facile, perché bisogna creare un semplice account con email e password e non viene richiesta l’identificazione.
Sì, perché i nostri figli creano account falsi pur di accedere ai siti porno e questo diventa un canale di comunicazione tra loro e tanti malintenzionati. Ecco, perché ottenere che tutti i genitori siano consapevoli dei rischi della rete rappresenterebbe un grande successo.Inoltre, bisogna insistere sull’ incremento degli strumenti investigativi in dotazione alle forze dell’ordine per il contrasto dell’abuso sessuale, con particolare riguardo alla realizzazione di tali comportamenti tramite i canali di messaggistica istantanea e le piattaforme social. Potenziare le leggi al fine di allontanare i condannati in via definitiva per reati sessuali e maltrattamento in danno a minori, o per adescamento, dallo svolgimento di qualunque tipo di attività tale da richiedere rapporti costanti e abituali con bambini e ragazzi.
Insomma, serve vigilare e contrastare con forza il fenomeno della pedopornografia, perché come sosteneva Albert Einstein: “Non c’è a questo mondo grande scoperta o progresso che tenga, fintanto che ci sarà anche un solo bambino triste”.