All’apice del successo nella Sicilia degli “Incastrati” Marchetti rimpiange il teatro: “lo hanno fatto morire”.
Critica sociale divertente ma amara, un ironico ritratto di una Sicilia che cambia per non cambiare. Maurizio Marchetti all’apice del successo della serie su Netflix, ricorda che “Il teatro è morto Lo hanno fatto morire. Non esiste più. Il virus, il lockdown sono stati solo una scusa. Era già in coma profondo quando è arrivata la pandemia”.
Il suo “Incastrati”, suo perchè la serie di Ficarra e Picone lo vede assoluto protagonista mattatore assieme ai due attori-registi palermitani, ha fatto registrare milioni di spettatori sulla piattaforma TV Netflix.
Sullo sfondo la mafia che viene scimmiottata in maniera singolare. Ci sono una critica sociale divertente ma amara, un ironico ritratto di una Sicilia che cambia per non cambiare.
Per tre settimane consecutive, Incastrati, è stato in testa alle classifiche di tutte le piattaforme. Maurizio Marchetti, messinese doc, si gode il successo da una vacanza in Liguria e a distoglierlo da questo straordinario momento non ci riesce nemmeno la notizia dell’ annullamento momentaneo di un film RAI che avrebbe dovuto cominciare a girare tra qualche giorno: ” Sono cose che capitano nel nostro mestiere. Il film è stato spostato dal palinsesto. Avrei voluto darvi l’ annuncio, invece devo rinviare. Sarà un gran bel lavoro. Per ora non posso dire nulla”.
“In guerra solo per amore”, il sindaco Pescatore, “Il capo dei capi”, se guardi i migliori prodotti degli ultimi anni trovi Marchetti e lo trovi sempre in ruoli importanti che restano scolpiti nella mente dei telespettatori. Ma con Incastrati, la sua notorietà, ha raggiunto livelli stratosferici.
“È davvero incredibile la potenza di queste piattaforme, si misurano i followers, le visualizzazioni, è un altro mondo ma il nostro lavoro è lo stesso”. Sei puntate quelle girate a Palermo con Ficarra e Picone a ritmi intensi. “Ficarra e Picone sono fantastici. Non avevo mai lavorato con loro. Quanto ai ritmi sono diversi. Arnoldo Foà mi disse una volta che quando uno sa fare bene il nostro lavoro va bene su tutti i format: teatro, cinema, tv. Ci si adatta velocemente. Netflix ha ritmi americani, velocissimi. Ma va bene così. Nella recitazione prevale lo stile artigianale quello teatrale in cui viene lasciato spazio alla nostra interpretazione”.
Il teatro per ora è nel cassetto dei ricordi. ” Il teatro è morto. Lo hanno fatto morire. Non esiste più. Il virus, il lockdown sono stati solo una scusa. Era già in coma profondo quando è arrivata la pandemia”. Poi un annuncio:”In primavera inizieremo la seconda serie di Incastrati. Altre sei puntate da non perdere”.