“Alexa dov’è Marco ?” … dall’ amante.
Una società basata su controllo e sorveglianza e noi non ci preoccupiamo abbastanza. Siamo entrati nell’era della “controllocrazia”. I servizi collegati ai colossi della comunicazione guidano il processo di costruzione identitaria all’interno di contenitori che si adattano alle richieste degli individui, con filtri e personalizzazione che conducono verso un appiattimento e verso la ricerca di risposte che seguono il principio di conferma.
“Passiamo il tempo a rendere pubblici screnshot di chat e messaggi privati. Non sapendo che: la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. Lo dice la Costituzione” con queste parole Fabrizio Caramagna, noto scrittore italiano di aforismi, definisce l’importanza della privacy. L’episodio che è accaduto ha assume contorni davvero incredibili.
Oggi, l’intelligenza artificiale è molto presente nelle nostre vite e in diversi settori è diventata indispensabile. Non possiamo fare a meno di alcune nuove “amiche” come “Alexa” l’assistente intelligente che, tramite Amazon Echo, permette all’utente di controllare con la voce una molteplicità di oggetti, servizi, contenuti e quant’altro.
Proprio Alexa si è resa protagonista di un episodio che solo qualche tempo fa avremmo immaginato impossibile.
Il portale Il Mattino.it riporta una notizia che potrebbe cambiare la sorte di tante coppie. Una giovane, che per motivi di privacy viene chiamata Alessia, ha chiesto ad Alexa: “Dove si trova Marco?” nel tentativo di scoprire il tradimento del fidanzato. La ragazza abita a Milano insieme al suo partner e ha domandato ad Alexa dove si trovasse il giovane. Purtroppo, i suoi sospetti sono stati confermati: era da un’altra donna.
Alexa è un dispositivo che, oltre ad avere tante funzionalità, riesce a collegarsi ai cellulari. Inoltre, è in grado di fare una telefonata, di cercare su internet e avere accesso ai messaggi.
Alessia ha domandato ad Alexa di dare “un’occhiata” agli ultimi messaggi di Marco e uno dei messaggi recitava: “Ci vediamo tra poco da me, tesoro”. A quel punto non ha avuto più dubbi: Marco è andata dall’amante.
Questo atteggiamento non è corretto, ma viene considerato un reato. La Cassazione ha stabilito con le sent. n. 2905/19 del 22/01/2019 e n. 2942/19 del 22/01/2019 che “ogni volta che si leggono le e mail del coniuge, del convivente o di chiunque altro, anche un collega di lavoro, si deve chiedere una specifica e autonoma autorizzazione”.
Il portale Agi.it, attraverso un articolo di Mario Ponari, ha cercato di spiegare se Alexa è veramente una minaccia per la privacy.
Alexa grazie ai comandi vocali esegue diverse operazioni. Il problema più grave è che per riuscire a svolgere ogni comando deve avere un microfono sempre attivo che, mentre attende il comando corretto, potrebbe ascoltare tutti i nostri discorsi.
Amazon ha cercato di chiarire che il microfono rimane accesso, ma registra solo quando riceve la parola di attivazione (Alexa, Echo o Amazon) che deve essere pronunciata prima di ogni comando. Inoltre, ha garantito che l’utente può controllare qualsiasi informazione e può decidere cosa associare ad Alexa.
Certamente, associare account significa esporsi a maggiori pericoli. Il Garante per la Protezione dei dati personali si è pronunciato più volte e ha fornito diverse indicazioni sull’uso dei dispositivi come Alexa. Uno dei primi consigli è quello di evitare di memorizzare dati sensibili come: password, numeri delle carte di credito, notizie sulla propria salute ecc.
La pandemia ha segnato profondamente le nostre vite e siamo stati costretti a cambiare le nostre abitudini e il nostro modo di vivere e di comunicare. Abbiamo dovuto cambiare il modo di considerare le nostre prospettive e i nostri comportamenti. L’emergenza Coronavirus ha posto l’attenzione sull’utilizzo degli strumenti digitali e sulla nostra sfera privata.
La tecnologia ha creato degli effetti che per quanto possano essere positivi hanno, e nascondono, qualcosa di incontrovertibile. La scienza al momento prova, sperimenta, attende e lo sta facendo anche attraverso l’intelligenza artificiale e il Metaverso.
Il Metaverso è un mondo molto particolare in cui tutto si muove tra il reale e il virtuale, dove la comunicazione avviene tra avatar. Un universo ancora sconosciuto e in cui bisognerebbe regolare le norme sulla privacy e sulla sicurezza, perché si verificano episodi di violenza.
Qualcuno ci guadagna anche tanto e la produzione di tecnologia della comunicazione è sempre più concentrata nelle mani di grandi player: da Google, a Facebook, a Microsoft, ad Apple.
I servizi collegati ai colossi della comunicazione guidano il processo di costruzione identitaria all’interno di contenitori che si adattano alle richieste degli individui, con filtri e personalizzazione che conducono verso un appiattimento e verso la ricerca di risposte che seguono il principio di conferma. Si va verso una sempre più spiccata mancanza di riconoscimento dell’altro, l’individuo si allontana dall’impegno, dal sacrificio in virtù del raggiungimento di bene collettivo superiore. Assistiamo a spinte opposte tra diverse concezioni dell’idea di libertà che ci fanno capire come in realtà non siamo più liberi.
Non a caso, Zuboff ha parlato tanto del “capitalismo della sorveglianza” (2019), che nasce dall’atto di esproprio digitale, dove l’esperienza umana è soggiogata ai meccanismi di mercato.
Ma questo importa poco perché, come ha spiegato il sociologo e giornalista bielorusso Evgeny Morozov, uno dei più grandi esperti mondiali di nuove tecnologie, nell’epoca del soluzionismo a noi serve la soluzione immediata. Una società basata su controllo e sorveglianza e noi non ci preoccupiamo abbastanza di quanto sta accadendo e continuerà ad accadere. Insomma, per dirla con Sadin siamo entrati nell’era della “controllocrazia”.Gli algoritmi e l’intelligenza artificiale regolano le nostre giornate, ma noi non riusciamo a privarci delle nostre app del cuore. Il mondo della tecnologia muta continuamente e noi adulti dobbiamo proteggerci e proteggere le nuove generazioni da quei pericoli che ancora non conoscono.
E soprattutto stiamo attenti ad Alexa, visto che non sa mantenere i segreti…