Il lavoro sarà ancora valore nel futuro, l’identità dei cuochi non si costruisce su selfie e TikTok.
“Perché andate a scuola ? “ chiedo agli studenti dell’alberghiero durante il congresso di Ambasciatori Del Gusto , proprio nello stesso giorno un giornale titolava: “ Lascia il ristorante per aprirsi Only Fans”. L’esempio dei maestri, la formazione ed un po’ di filosofia per continuare a chiamarla passione.
La caduta dei cuochi, come quella degli dei nel film che fu di Luchino Visconti. Il tempo passa e muta, sottrae, agita nelle cucine di mezzo emisfero la recente ansia della mancanza di nuova linfa nei ranghi delle brigate.
Strani giorni, alla Battiato, dove anche “vecchi” cuochi, seppur blasonati, abbando la parannanza come colti da kafkhiano risveglio a volar via dal risucchio delle cappe.
Attraversa mezza europa, trae origine da piu’ concause: dalla pandemia, allo smart working all’assistenzialismo. E’ affar di economia, di sociologia anche.
Cosi’ nei ristoranti anche il “fattore umano” si slega, come una salsa, è fuga dai mestoli, crisi della scuola, abbandono delle cucine.
Fanno la loro parte, certi media, esaltando per non dire esultando grandi cuochi che lasciano stelle e coperchi alla ricerca della vita perduta ( Che poi esista differenza tra chi lascia a mezza età al culmine della carriera e chi manco comincia in adolescenza, poco appare).
Da qui alla “crisi delle vocazioni” il passo è breve, e le preghiere non bastano più, e tra gli atti occorre scegliere di quale fede.
Siamo a Messina, all’anteprima del convegno nazionale di Ambasciatori del Gusto, la sala è gremita di studenti dell’alberghiero, sul palco i cuochi, nella sala fioccano domande, concetti e speranze.
“Perché andate a scuola ? “ chiedo sapendo di avere silenzio come retorica risposta. Proprio al mattino avevo letto un titolo “Lascia il ristorante per aprirsi un profilo su Only Fans”.
E proprio in questo sommerso di social media divertenti ma distranti e a tratti alienanti, che occorre farsi strada. Alla ricerca del valore perduto.
Sono strani giorni, strani social e strani commenti chi lascia il lavoro viene esaltato chi troppo lavora viene umiliato. Una solta di evangelico ribaltamento, un giorno di sicuro, sui testi di sociologia.
Eppure la scommessa di quel ragazzino dell’alberghiero seduto sugli spalti ad ascoltarci sta tutta li: deve scommettere sul suo futuro.
A capire da che parte stare. Perché una scelta deve pur farla: o quella della disciplina che gli dà un’identità futura o quella del rimpianto ( che fa rima con fallimento, ma non lo dico).
E allora cito Erri De Luca, la sua poesia: “Considero Valore”. Il valore che ti dai è quello che ti scegli, magari seguendo maestri quelli veri non quelli su Tik-Tok. Erri conclude : “molti di questi valori non ho conosciuto”, ed è questo il punto.
Ed ecco la formazione come valore, come scelta di una identità, come riscatto da quella che è stata definita da Ercolani “la società ottusa”.
Una società organizzata per assalire il pensiero critico, omologare, non prendersi cura. La fine della società aperta-
“Non volevo che mia figlia facesse la cuoca” – mi dice la madre di Chiara – la giovane adesso chiamata in un tre stelle Michelin.
Ci provo con la filosofia, un tempo l’umanesimo giovava a districarsi tra gli umani dilemmi, e alla mamma ed alla platea cito Aristotele. Il “Daimon”, la scintilla che brucia dentro e anche contro il volere di chiunque scopri alla ricerca del tuo io profondo.
I giovani sguardi s’accendono e allora gioco il dado vincente che possa superare la diffidenza dettata dai mie capelli bianchi a quelle chiome talune a sbuffi colorati: chiamo Gabriele sul palco.
Gabriele venti anni, vuole fare il cuoco. Spiega lui come le cucine sono cambiate, in una squadra di colleghi vive la sua passione, scommette sul suo futuro,studia cucina e guarda i maestri e i balletti su tik-tok li guarda solo alla sera per rilassarsi dopo il servizio.
Continuiamo a chiamarla passione.