Addio allo Stivale, crolla il turismo Russo a causa delle sanzioni europee.
Un danno notevole che colpisce prevalentemente gli alberghi a 5 stelle e l’indotto del luxury travel, soprattutto nelle località tanto amate dai russi come la Sardegna o come Forte dei Marmi.
Il settore dei viaggi —già fortemente compromesso da 2 anni di pandemia da Covid-19— subisce ora un altro duro colpo proprio a causa delle sanzioni europee comminate alla Russia.
Secondo i dati raccolti prima della crisi pandemica, nel 2019, il turismo russo generava in Italia 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze, producendo un volume d’affari di 2,5 miliardi di euro.
Un danno notevole che colpisce prevalentemente gli alberghi a 5 stelle e l’indotto del luxury travel, soprattutto nelle località tanto amate dai russi come la Sardegna o come Forte dei Marmi, dove oggi —con molti meno russi— vi è chi ricorda l’era degli Agnelli, degli Orlando, dei Rizzoli. Mete che rimangono d’élite ma più sobrie.
Ma è difficile fare paragoni, perché il fenomeno russo era ormai arrivato a 40 anni di maturazione, a partire dagli Anni Ottanta passando per i magnifici Anni Novanta. Proprio nel 1991, rispetto ai 5 anni precedenti, il turismo da parte di quella che allora era l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, si era quintuplicato, sfiorando l’1,3 milioni di presenze a pari merito con i giapponesi, che all’epoca erano i nostri più grandi fan.
E neanche le problematiche legate all’incipiente Perestroyka di Gorbaciov o al cambio molto sfavorevole del rublo di quel periodo riuscirono a revertire quella tendenza.
Un boom costante e progressivo che portò nel 1995 l’Ente Nazionale per il Turismo italiano (ENIT) ad aprire un ufficio proprio nella Capitale sovietica, andando a favorire ulteriormente il flusso crescente di turisti russi verso il nostro Paese.
Il salto più grosso lo si è però potuto registrare a partire dal 2003, quando Vladimir Putin fu ospite di Silvio Berlusconi nella stessa villa in cui l’anno precedente avevano trascorso qualche giorno in riva al mare le sue due figlie adolescenti: Maria e Iekaterina.
Ed in quello stesso anno —il 2003— sulle spiagge del Salento c’era stato anche l’ex premier sovietico Mikhail Gorbaciov.
Ma chi sono i turisti russi-tipo?
Il russo-tipo è certamente un big spender, ma non dobbiamo pensare solo a magnati ed oligarchi: il turismo russo è fatto anche da persone medie con un altro tenore di vita che secondo quanto rilevò la Banca d’Italia spendevano mediamente nel nostro Paese ben 170 euro al giorno, il 65% in più rispetto alla spesa media degli altri turisti stranieri che soggiornavano in Italia.
Significativo è il fatto che dal 2009 al 2014 i pernottamenti di turisti russi in Italia sono passati da meno di 3 milioni e 600 mila ad 8 milioni e la spesa è salita da 623 milioni ad 1 miliardo e 328 milioni di euro, includendo sia i pacchetti deluxe per i Paperon de’ Paperoni che quelli per le altre fasce di ricchezza.
Ora però tutto questo è compromesso. Il flusso di presenze e di denaro è infatti messo in mora dal conflitto Mosca-Kiev e dal fatto che per i russi è ogni volta oggettivamente più difficile arrivare in Italia.
Tornano al profilo di russo-tipo, scopriamo poi che del nostro Paese i russi amano l’arte, la moda, lo stile ed il cibo, ma anche i vini. A partire dal 2004 la Russia ha iniziato perfino ad ospitare un’edizione locale del Vinitaly, arrivando l’anno successivo ad avere una partecipazione record, con più di 100 aziende che hanno consentito di triplicare i numeri del 2003.
Nel 2015 fu poi Vladimir Putin —nel corso delle dichiarazioni finali con l’allora presidente del consiglio italiano Matteo Renzi— a snocciolare altri dati.
«I cittadini russi lasciano in Italia oltre un miliardo di euro l’anno e gli investimenti russi nel Belpaese sono di 3 miliardi di euro —a fronte di oltre 400 grandi aziende italiane operative in Russia— per oltre un miliardo di scambi commerciali» sottolineava Putin in quella circostanza.
Ma se la prima crisi ucraina del 2014 non riuscì ad invertire la tendenza ed a frenare il boom dei turisti russi verso lo Stivale —che anzi aumentarono del 3%— rispetto al 2013, oggi le cose hanno preso proprio un’altra piega.