Torneremo ad affollare i ristoranti. Evitiamo i catastrofisti
Parla la Psicologa dell’Università Rosa Angela Fabio
Gli anziani sono i più diffidenti.
Ai tavoli per un certo periodo un pubblico più giovane.
I politici pesino il contenuto dei messaggi.
Come superare la paura da virus? Il coronavirus non ha lasciato sul campo solo morti e feriti ma tanti cittadini terrorizzati.
Timorosi persino di fare un passo. Andare al ristorante, per alcuni, è come giocare alla roulette russa.
La professoressa Rosa Angela Fabio è una delle psicologhe messe a disposizione della comunità dal Cerip, il centro di assistenza psicologico del policlinico universitario di Messina. Durante il lock down centinaia le telefonate d’aiuto arrivate da tutt’Italia.
Professoressa Fabio innanzitutto… lei ha paura? E’ già andata al ristorante?
“Io non conto. Ho una vita poco sociale. Ma non ho paura. Andrei tranquillamente al ristorante. Anzi ci andrò”.
Che cos’è la sindrome della capanna? E’ un invenzione social?
“Il nome si, ma la condizione esiste. E’ un adattamento. Ci si rifugia nella casa che ci ha dato protezione. Quella della nostra prigionia da lockdown. Uscire dalla zona confort ci provoca stress. Ci sono nuove ansie. Noi siamo reduci intanto da uno stress protratto. Nella prima fase abbiamo vissuto il non noto. Nella seconda fase stiamo vivendo il processo di adattabilità con nuovi riti. E la casa per molti è diventata un nido. Occorre rimettere in discussione quello a cui molti si erano adattati. E’ come se dopo avere fatto un trasloco ci chiedessero di farne un altro. Andare al ristorante è come fare un altro trasloco. Implica l’uscire dalla zona confort. Le persone costrette ad andare in analisi sono tante…”.
Come superare la paura di andare al ristorante o al bar?
“Purtroppo chi si è isolato troppo avrà un cammino più difficile. Le persone sono diffidenti, si può arrivare alla paranoia. Si pensa che gli altri siano irresponsabili. Si fanno film che non esistono: gli altri verranno al tavolo senza mascherine, non avranno le mani igienizzate e via dicendo”
E come si esce da questo dramma?
”Per uscire potrebbe essere utile prendere gradualmente consapevolezza del fatto che ci viene chiesto un altro adattamento. Dobbiamo riutilizzare la nostra vita. Metterci a tavolino e fare un restart. Resettare la vecchia routine. Scrivere su un foglio quello che ci accingiamo a fare in fase due”.
Cioè scrivere che vogliamo andare al ristorante?
“Si. Occorre farlo gradualmente. Bisogna scrivere le nostre nuove azioni da cui si evince che stiamo gradualmente riadattandoci: andrò al supermercato più vicino e lo farò tutti i giorni. E poi: incontrererò tre amici ben distanziato il venerdì sera al ristorante. Questo esercizio farà abituare la nostra mente alle nuove abitudini. Occorre aver cura del nostro corpo. Dobbiamo fare sport. Mangiare cibo più sano”.
Ma le auto che urlavano: “il virus tra di voi dove cavolo andate?” hanno fatto un danno irreversibile?
“Hanno influito. Questo tipo di situazioni. Il conto continuo in televisione del numero dei morti, dei malati, le immagini delle rianimazioni, non hanno fatto bene. Una serie di circostanze hanno creato il trauma. Siamo un popolo traumatizzato. I politici devono pesare quello che dicono. Perché ha una conseguenza. Devono valutare i pro e i contro. Penso a quello che ha detto il presidente della Regione Musumeci rispetto ai turisti lombardi che ha fatto arrabbiare il presidente della Lombardia provocando una reazione a catena…”
Da queste paure sono colpiti più le donne o gli uomini?
“In generale queste emozioni sono provate in maniera molto più forte delle donne. Si parla di tutte le emozioni. Il nostro sistema autonomo ha un funzionamento più elevato”.
Gli adulti o i bambini?
“Gli anziani sicuramente avranno più paura e per molto più tempo. Si sono adattati a qualcosa che non avevano mai vissuto. Credo che per i primo tempo al ristorante e nei bar vedremo degli avventori più giovani. Per i bambini dipende dall’ansia che gli è stata trasmessa dalle famiglie.”
In conclusione cosa dobbiamo fare per adattarci meglio alla fase due
“Evitare per un poco gli amici catastrofisti. Ci trasmettono sensazioni tossiche. Aspettiamo che tutto si rassereni. Frequentiamo le persone positive. Non incoscienti…positive. Torneremo come prima. Tutto questo avverrà in breve tempo. I meno paurosi aiuteranno i più ansiosi”.