Storie dal deserto “El Tur e il monastero di San Giorgio”
El Tur e il monastero di San Giorgio.
Buongiorno cari amici viaggiatori!
Con Fabio oggi abbiamo deciso di andare ad El Tur, la capitale beduina del Sinai, a circa un’ora di strada dalla molto occidentale Sharm El Sheik.
Usciti dalla città superiamo i soliti controlli passaporto ed appena entrati nel deserto, prendiamo una diramazione diversa rispetto la strada che porta prima a Suez e poi al Cairo.
Magari voi vi aspettereste delle strade disastrate, e invece no, tanto per sfatare un cliché non è così: sono molto meglio della Messina-Catania per intenderci.
Vabbè.
El Tur è una città in espansione, alle sue porte incontriamo un’università in costruzione e cominciano a sorgere palazzi più alti e moderni rispetto le solite abitazioni quadrate e basse.
Il motivo è dato dal fatto che a qualche chilometro dal centro abitato c’è un giacimento petrolifero, e per questo motivo il governo egiziano sta investendo sulla zona.
La nostra prima metà è il magnifico monastero cristiano ortodosso di San Giorgio, che sorge in una spianata con attorno delle strane strutture in pietra che ricordano il corallo. È proibito scattare foto all’esterno e un posto di blocco di polizia è sempre fisso davanti al monastero.
Queste norme di sicurezza, sono scattate qualche anno fa, dopo la rivoluzione.
Per questo motivo, non troverete foto del posto su internet.
Appena giunti dobbiamo superare i controlli, dei turisti occidentali lì suscitano sorpresa, ma non abbiamo problemi.
Veniamo annunciati e un uomo apre il grande portone, sembra quasi un film: all’interno un chiosco pieno di alberi e alla sinistra dopo la guardiola, c’è la chiesa e di fronte i dormitori.
Ci riceve un gentile monaco greco che dopo i convenevoli ci mostra la cappella arricchita di icone bizantine e ci racconta dei numerosi monasteri presenti in Sinai, anche nei posti più impervi. Ci narra anche le storie dei santi cristiani che per millenni hanno popolato quelle lande.
Il Sinai è un territorio sacro, terra di santi ed asceti.
Poi ci porta in una piccola stanza adiacente, e lì in una teca, giace la salma di padre Gregorio, il cui corpo è quasi del tutto incorrotto nonostante gli oltre 200 anni, cosa che lo ha fatto ritenere santo per la chiesa ortodossa.
La mummia dell’uomo venne ritrovata circa 60 anni fa e il racconto di come avvenne, cela una storia molto singolare.
Si narra che una suora ricevette in sogno padre Gregorio, il quale gli rivelò il suo nome ed il punto preciso in cui il suo corpo era stato seppellito, elementi entrambi ignoti a chiunque, visto che nel tempo se ne era persa la memoria.
Il vescovo di Santa Caterina, nonostante non fosse proprio convinto, accettò di scavare nel punto indicato ed effettivamente trovò il corpo che oggi si para davanti ai miei occhi, peraltro con gli stessi paramenti con cui fu seppellito.
Questo piccolo monastero, meno noto del più blasonato di quello di Santa Caterina, ha un’aria davvero particolare…si sente una grande tranquillità tra le sue mura.
Dopo aver salutato il monaco, risaliamo in auto e ci addentriamo per le polverose vie di El Tur.
È ormai ora di pranzo e la fame si fa sentire, perciò ci fermiamo in un piccolo ristorante egiziano. Fuori è pieno di gente, in coda per prendere il cibo. Noi facciamo l’ordine, prendiamo del pane arabo con i felafel e una ( buonissima) crema di lenticchie. Poi
entriamo e ci sediamo su delle vecchie poltroncine di velluto. In TV trasmettono le terribili immagini dei bombardamenti in Iraq.
Si percepisce che gli egiziani sono attenti agli sviluppi, soprattutto sul fronte libico, che risulta un confine ” caldo “.
Consumato il pasto si torna a Sharm.
Il paesaggio lungo la costa è bellissimo, con i suoi colori gialli e arancioni mi ricorda le lunghe strade americane che si vedono spesso nei film.
Nei prossimi giorni vi parlerò della mia esperienza al Cairo, che lo premetto, non ha deluso le attese.
Salam Aleikum amici e al prossimo episodio!